Il nipote di Gramsci con Putin: "Voi non capite..."

Antonio Gramsci, omonimo del fondatore del Pci e oggi docente a Mosca, pur dichiarandosi pacifista, sostiene come la maggior parte dei russi sia a favore dell'attuale presidente

Il nipote di Gramsci con Putin: "Voi non capite..."

Il nipote di Gramsci, pur dichiarandosi contrario a ogni forma di guerra, si schiera della parte di Putin. Antonio Gramsci, omonimo del fondatore del Partito comunista italiano, da sempre vissuto a Mosca, dove oggi insegna musica e biologia alla scuola in lingua italiana della nostra ambasciata, spiega come il russo medio tuttora ha fiducia nell’attuale presidente.

“Nessuna delle persone con le quali parlo ogni giorno – dichiara in un’intervista al Corriere della Sera – è d’accordo con i media occidentali”. I giornali europei, a suo parere, ci stanno capendo ben poco sulle ragioni della guerra, dovuta a otto anni di tensione con l’Ucraina e a un conflitto a bassa intensità nel Dombass, mal gestito da Kiev.

Il 56enne, inoltre, sostiene come in Russia al momento non esista un’alternativa a Putin, votato dallo stesso Gramsci. “Questo la gente – sottolinea il docente – lo sente, lo capisce. A ogni elezione esiste un’altra possibilità di scelta, ma nessuna garantisce la stabilità di questo Paese come lui”.

Gli stessi metodi autoritari, utilizzati dall’attuale esecutivo russo e criticati in quasi tutto il pianeta, per il nipote del fondatore del Pci, sarebbero migliori rispetto a quelli dei suoi predecessori, ammettendo come a quelle latitudini nei fatti non sia mai esistita una vera libertà. Stesso discorso vale per il tenore medio di vita, migliorato rispetto ai tempi dell’Urss, pur ammettendo come povertà e deficit tutt'oggi siano un problema avvertito.

Effettuando un’analisi del contesto locale, Gramsci lascia intendere, comunque, come il modus vivendi, tanto criticato in Europa, soprattutto nelle periferie delle grandi metropoli, rappresenti la normalità. Addirittura nei territori c’è meno volontà a occidentalizzarsi rispetto alle città. Pur essendo finito il comunismo da tempo e tramontati i discorsi sul proletariato, come ammesso dallo stesso docente, la gente di Mosca si riconosce nella gestione del potere di Putin e nel suo esecutivo.

Sulla guerra, pur definendosi anarchico e pacifista, invece, la definisce “un disastro”, ma allo stesso tempo fa capire di essere distante anni luce da quella sinistra che in Italia scende in piazza contro il presidente russo.

La posizione del nipote del fondatore del Pci, pertanto, è in contrasto con gli slogan di quei manifestanti, scesi in strada qualche giorno fa e fermi sullo slogan: sì alla pace e no a Putin. Parole tra l’altro ribadite anche da Achille Occhetto, ultimo segretario del Pci su queste colonne.

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