Contrordine, compagni: la Svizzera boccia le iniziative agricole sulla cosiddetta «sovranità alimentare», vale a dire la promozione del cibo prodotto su base locale e stagionale - con condizioni di lavoro eque, tutela per il benessere degli animali, protezione dell'ambiente e stop agli ogm - nonché la regolamentazione del mercato agricolo e dei prezzi per proteggere i piccoli produttori dal mercato internazionale.
Le due proposte di modifica costituzionale, presentate rispettivamente dal partito ecologista e dal sindacato dei contadini Uniterre, sono state oggetto di referendum e il responso è stato inequivocabile: bocciata dal 61,3% degli elettori la prima e dal 68,4% la seconda. L'epilogo era previsto ma è il frutto di un progressivo mutamento di opinione, se si pensa che nel giro di un mese e mezzo, secondo i sondaggi della vigilia, il quesito sugli «alimenti equi» aveva perso il 25% dei consensi e quello sulla «sovranità alimentare il 26%. E alla fine nelle urne il «flop» delle due proposte è stato ancora più clamoroso.
A far cambiare idea agli svizzeri è stata la moral suasion del governo e del Parlamento, secondo cui le norme già in vigore tutelavano a sufficienza la produzione di cibo sano e sostenibile, ma anche la presa di coscienza del fatto che - qualora fossero state approvate - le due iniziative avrebbero rischiato di far salire i prezzi dei beni alimentari e di creare conflitti con i partner commerciali di Berna.
Analizzando il voto a livello locale, però, emerge una netta differenza di vedute tra i cantoni di lingua tedesca e quelli di lingua francese. A riprova di una maggiore sensibilità che si registra in Romandia per le motivazioni di fondo che hanno animato la campagna dei promotori (ossia la paura per la crescente apertura dei mercati e il malessere dei contadini per le conseguenze della globalizzazione) i francofoni di Ginevra, Vaud, Giura e Neuchâtel hanno votato a favore. «Abbiamo assistito a una campagna elettorale sconcertante, piena di bugie e orchestrata a colpi di milioni, in cui è stato considerato normale avere meno contadini», ha denunciato il presidente dell'alleanza a favore del «sì» Pierre-André Tombez, il quale ha fatto notare come nel cantone di Ginevra (dove i favorevoli sono stati il 60%) non esiste più un solo produttore di latte.
Esito positivo, invece, per il terzo quesito che puntava a inserire nella Costituzione la promozione delle vie ciclabili come già avviene per i
sentieri e i percorsi pedonali: in queasto caso ha vinto il «sì» con una percentuale bulgara, più che svizzera, del 73,6%. Il che peraltro non stupisce, in un Paese dove due terzi delle famiglie possiedono almeno una bicicletta.
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