"No alla Riviera, ricostruzione". Stop dei Paesi arabi a Trump sul futuro della Striscia di Gaza

Mentre il tycoon insiste sul suo progetto, sauditi e alleati vogliono restituire la terra ai palestinesi

"No alla Riviera, ricostruzione". Stop dei Paesi arabi a Trump sul futuro della Striscia di Gaza
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Da una parte Donald Trump e il suo progetto della «Riviera Gaza», dall'altra i leader arabi, uniti nell'opporsi alla proposta del presidente americano, ma ancora in disaccordo su chi dovrebbe governare il territorio palestinese dopo la guerra. Il tycoon all'inizio del mese ha lanciato l'idea che «gli Stati Uniti prenderanno il controllo della Striscia» e la trasformeranno in una «Riviera del Medio Oriente», suggerendo il trasferimento della popolazione nei paesi vicini, e ora il suo inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff sta collaborando con Jared Kushner (marito di Ivanka Trump e genero del comandante in capo) per riunire imprenditori immobiliari con l'obiettivo di ricostruire l'enclave. Il progetto, ancora in fase iniziale, potrebbe includere un vertice alla Casa Bianca per discutere la logistica della ricostruzione, dalla rimozione delle macerie alla gestione delle infrastrutture danneggiate.

Come riporta una fonte informata al Wall Street Journal, il summit includerebbe una mostra pubblica, potenzialmente con grandi gru e altri vistosi pezzi di equipaggiamento. E alle aziende verrebbe chiesto come gestirebbero le questioni logistiche, incluso rilevare le bombe, gestire i tunnel sotterranei usati dai terroristi e comportarsi con le persone che non vogliono lasciare la zona. «Parliamo di convocare persone da tutte le parti del mondo, progettisti, sviluppatori e architetti, parlare di idee e così via», ha detto Witkoff durante una conversazione con Kushner sul palco della conferenza FII Priority di Miami, incontro di dirigenti aziendali sponsorizzato dal fondo sovrano dell'Arabia Saudita. Quindi, ha ribadito che Gaza non è un posto adatto in cui vivere. «Bisogna vedere la devastazione che c'è oggi - ha proseguito - Ci sono 30mila proiettili inesplosi dappertutto. Le condizioni sono orribili. Non so perché qualcuno vorrebbe vivere lì oggi, per me è illogico».

Se l'accordo di cessate il fuoco originale tra Israele e Hamas include un piano da tre a cinque anni per ricostruire Gaza, Witkoff ha detto di credere che «non sia fisicamente possibile» entro quel lasso di tempo. Intanto, i leader arabi si sono riuniti a Riad in Arabia Saudita per elaborare un piano per il dopo guerra mirato a contrastare la proposta di Trump. Anche se permangono dei disaccordi su chi dovrebbe governare il territorio palestinese e su come finanziarne la ricostruzione. Umer Karim, esperto di politica estera saudita, ha definito il vertice «il più importante» degli ultimi decenni per il mondo arabo e la questione palestinese. In cima all'agenda c'è appunto la ricostruzione della Striscia, per la quale i leader del Consiglio di cooperazione del Golfo impegneranno miliardi di dollari. Ma ancor prima sarà esaminata una proposta egiziana alternativa a quella statunitense che dice no a controlli esterni e alle deportazioni.

Secondo Al Jazeera si sta creando un consenso sul fatto che sia giunto il momento per Hamas di voltare pagina sulla sua presenza a Gaza, e il motivo è semplice: non sarà possibile convincere gli Usa, gli europei, la comunità internazionale e molti nella regione del Consiglio di cooperazione del Golfo a pagare per la ricostruzione finché Hamas è ancora al potere.

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