«Quand le bâtiment va, tout va». Questo modo di dire francese significa che quando la casa, il mercato dell'edilizia, funziona, allora funziona anche tutto il resto. I francesi hanno ragione, le condizioni del mercato degli immobili sono uno degli indicatori più sensibili, ma anche uno dei motori più efficaci, del sistema economico e produttivo nel suo complesso.
Già questa sarebbe una ragione sufficiente per considerare la casa uno dei settori strategici sui quali investire per far uscire il Paese dall'emergenza economica legata alla pandemia.
Ma vi è un altro aspetto che io considero ancora più importante. La casa, per le famiglie italiane, è il primo degli investimenti, la prima casa in particolare è spesso il frutto dei risparmi di una vita o addirittura di più generazioni. È il luogo anche simbolico della stabilità, della sicurezza, della continuità familiare, dell'attaccamento alle proprie radici.
Per questo ho detto più volte che per noi la casa è sacra. Che non potremmo mai accettare una politica che penalizzasse la casa o l'investimento immobiliare. Al contrario, solo noi negli anni in cui abbiamo governato abbiamo assunto una serie di politiche coerenti a favore dei proprietari di case. Voglio ricordare l'abolizione dell'Imu sulla prima casa e altri provvedimenti di cui hanno beneficiato sia coloro che vivono nella casa di proprietà, sia i piccoli investitori e di conseguenza anche i loro inquilini.
Oggi Forza Italia è parte di un governo di unità nazionale che noi per primi abbiamo proposto e che sta lavorando bene per far uscire il Paese dalla duplice emergenza sanitaria ed economica. È un impegno al quale partecipiamo con senso di responsabilità e spirito costruttivo, consapevoli del fatto che si tratta di una soluzione eccezionale, basata sulla convergenza fra forze politiche che sono culturalmente molto distanti fra loro e destinate a tornare a contrapporsi quando le circostanze saranno tornate alla normalità.
Questo ovviamente ci porta ad accettare dei compromessi: il nostro programma lo realizzeremo pienamente dopo le elezioni del 2023 se, come spero e credo, gli italiani riporteranno Forza Italia e il centrodestra alla guida del Paese.
Vi sono però alcuni punti fermi che caratterizzano la nostra partecipazione a questo governo, proprio nell'ottica di favorire la ripartenza. Uno dei più importanti è il nostro deciso no a qualunque forma di patrimoniale e di ogni altra forma di tassazione che colpisca la proprietà immobiliare.
Del resto, come ha detto giustamente il presidente del Consiglio, l'andamento dell'economia consente di escludere ogni aumento della pressione fiscale, aumento che aggiungiamo noi soffocherebbe sul nascere la ripresa che si sta avviando.
C'è di più: tassare la proprietà immobiliare significa tassare non un reddito, ma un patrimonio già tassato al momento dell'accumulo. Chi ha comprato una casa lavorando per tutta la vita è già stato pesantemente colpito dalle imposte che hanno eroso una parte importante di quanto guadagnato. Imporre un nuovo prelievo sui frutti del suo lavoro è profondamente ingiusto.
Per questo abbiamo detto un convinto no alla revisione degli estimi catastali: se fosse un'operazione neutra dal punto di vista fiscale non avrebbe alcuna utilità e soprattutto nessuna urgenza, se invece si traducesse in un aggravio delle imposte, come presumibilmente accadrebbe, sarebbe per noi totalmente inaccettabile.
Stiamo lavorando invece per una politica di incentivi nel settore edilizio che si traduce nella proroga del bonus al 110% per le ristrutturazioni edilizie e le facciate e degli ecobonus; una politica che prevede una moderna legislazione sulla rigenerazione urbana e risposte concrete alla crisi delle locazioni immobiliari.
Sgravi e incentivi, dunque, sono la strada da seguire per ridare fiato ad un settore che ha pagato la crisi a carissimo prezzo. Naturalmente siamo persone responsabili, sappiamo che è necessario tenere conto delle compatibilità finanziarie in un momento così difficile. Sappiamo però anche che dalla crisi non si esce colpendo il risparmio degli italiani né sottraendo risorse al mercato immobiliare.
Al contrario, dobbiamo usare una quota importante delle risorse disponibili per ottenere diversi obbiettivi coerenti tra loro: da un lato dare respiro ad un settore essenziale dal punto di vista dell'occupazione e dell'indotto, in grado di fare da volano alla crescita; dall'altro garantire chi ha investito nella casa, soprattutto nella prima casa; da ultimo infine ampliare l'offerta abitativa per favorire la nascita di nuovi nuclei famigliari spesso oggi osteggiata proprio dalla difficoltà di trovare casa a condizioni ragionevoli.Dunque un obbiettivo economico, sociale e civile al tempo stesso: vale la pena di perseguirlo, anche facendo qualche sforzo in più. Nel governo, lavoriamo anche per questo.
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