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"Čajkovskij è russo, non ballatelo": bloccato lo spettacolo del teatro di Vicenza

Il Comune di Lonigo aveva organizzato un'esibizione del Lago dei Cigni per donare il ricavato al popolo ucraino, ma agli artisti è stato imposto di non ballare le musiche dell'autore russo

"Čajkovskij è russo, non ballatelo": bloccato lo spettacolo del teatro di Vicenza

Poche ore prima di andare in scena, col corpo di Balletto Classico Ucraino praticamente già in tutù, direttamente da Kiev è arrivata una telefonata per fermare lo spettacolo del Lago dei Cigni a Lonigo.

Il Teatro del Comune in provincia di Vicenza aveva infatti da tempo organizzato per stasera un'iniziativa culturale e benefica a sostegno del popolo ucraino e soprattutto della pace. Gli artisti che avrebbero dovuto esibirsi, però, sono stati contattati dalla National Opera of Ukraine e dal ministero della Cultura ucraino. Un contrordine chiaro e senza appello: il Lago dei Cigni è un capolavoro di Pëtr Il'ič Čajkovskij. Russo. Quindi sotto embargo.

"A malincuore – ha spiegato in extremis il direttore amministrativo Giuseppe Sparacio – siamo costretti a comunicare che dopo i gravi fatti occorsi a Bucha, Hostomel e Mariupol il Corpo di Ballo ci ha informati, in data odierna, che la National Opera of Ukraine ed il Ministero della Cultura Ucraini hanno intimato loro di non portare in scena questa sera Il Lago dei Cigni".

La direzione del Teatro, con rammarico, ha accettato la decisione e sostituito l'opera con Giselle, balletto classico-romantico in due atti del 1841 di Adolphe Charles Adam, e anch'esso caposaldo del repertorio della danza mondiale. Il Teatro, ad ogni modo, si è impegnato a rimborsare il biglietto a chi non ha più voluto partecipare. Anche se saranno stati di certo in pochi, visto che lo scopo dell'iniziativa, sostenuta dagli sponsor, era di devolvere l’intero incasso a sostegno del popolo ucraino e la sceneggiatura, certamente di valore, sarebbe stata comunque in qualche modo secondaria.

Per quanto la situazione sia tragica e la sensibilità dell'Ucraina e del suo popolo debba essere rispettata, restano forti gli interrogativi sul senso di boicottare, in base ai fatti del 2022, secoli di cultura russa, un patrimonio che per secoli ha arricchito la storia dell'umanità e che, proprio in quanto cultura, ha sempre rappresentato un ponte tra i popoli e le loro identità oltre che uno strumento di pace. Cosa di cui, al contrario, non è mai stata portatrice la censura.

Anzi. Involontariamente, cancellare la cultura russa in ogni sua forma in tutto l'Occidente altro non è che un favore fatto al Cremlino, che da settimane sta puntando forte sulla russofobia per compattare il proprio fronte interno. Come ha fatto Vladimir Putin in persona commentando il recente murales con il volto di Fedor Dostoevskij disegnato a Napoli dall'artista di strada Jorit, che intendeva protestare contro la decisione, poi annullata, di sospendere un corso sul grande scrittore russo all'università Bicocca di Milano.

Appena terminata, l'opera che domina la facciata dell'Istituto Tecnico Industriale Righi di Fuorigrotta è stata segnalata dalle autorità di Mosca a Putin, che ha attaccato l'Occidente responsabile di voler "cancellare la cultura russa", con il divieto dell'utilizzo di "opere di grandi compositori come Čajkovskij, Dmitry Shostakovich e Sergei Rachmaninov" e la censura di manifesti e libri.

"L'ultima operazione così massiccia per distruggere la letteratura indesiderata è stata condotta in Germania dai nazisti", aveva concluso il Presidente russo.
C'è da scommettere che anche la notizia di oggi supererà la cortina di ferro in poche ore.

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