"Non commettiamo l'errore di chiedere un voto anti-pm"

Il leader di Noi Moderati: "È evidente cosa è accaduto a Toti in Liguria, ma non mescoliamo le due cose"

"Non commettiamo l'errore di chiedere un voto anti-pm"
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Si stringono i tempi per definire le candidature alle Regionali in Liguria. Il movimento Noi moderati, guidato da Maurizio Lupi, è chiamato a una parte da protagonista nell'indicazione del dopo Toti.

Onorevole Lupi qual è la vostra posizione in merito?

«Parto da un presupposto. siamo tutti certi vincerà la coalizione di centrodestra che ha già guidato la regione negli ultimi nove anni. Quindi la nostra principale preoccupazione è dare continuità al buon governo finora espresso».

Toti stava comunque finendo il suo secondo mandato, avevate già in mente un nome da presentare alle prossime elezioni?

«I nomi sul tavolo sono più di uno. Preme però soprattutto trovare la persona giusta affinché i liguri possano confermare il giudizio sul cambiamento rappresentato fin qui dal nostro impegno in Regione».

Il candidato sarà espressione di Noi moderati?

«Il candidato sarà la persona migliore per rappresentare questa continuità. A noi certamente spetta un ruolo decisivo nella scelta ma la coalizione si è sempre attenuta a una regola: scegliere la persona migliore».

Toti è anche il presidente del Consiglio nazionale di Noi moderati. È un fattore che avrà un peso?

«Indubbiamente la Ligura è una regione nella quale Noi moderati ha sempre ottenuto un buon risultato. Non solo. Sia Toti che Bucci (sindaco di Genova, ndr) hanno dimostrato che il centrodestra sa allargare il proprio orizzonte e guardare alla società civile. D'altronde tutti sanno che in Liguria la sinistra ha un suo peso determinante. Eppure la forza del centrodestra è sempre stata quella di saper parlare a tutti i liguri indipendentemente dal loro schieramento politico».

Intende dire che il prossimo candidato governatore del centrodestra sarà preso dalla società civile?

«No. Non è necessario».

Si fanno i nomi di Ilaria Cavo e del vicesindaco di Genova Piero Piciocchi.

«Entrambi rappresentano valide soluzioni. Hanno esperienza di governo e vengono dalla società civile e soprattutto esprimo al meglio quell'esigenza di continuità con il governo degli ultimi nove anni. La Cavo, tra l'altro, è la nostra coordinatrice regionale, se dovessi dare un nome sarebbe il suo».

La vicenda giudiziaria di Giovanni Toti condizionerà questa campagna elettorale?

«Quello che è accaduto a Toti è sotto gli occhi di tutti. Però non bisogna fare l'errore di mescolare le due cose. Ora si deve scegliere un candidato per il governo della Regione. Non si vota per le grandi battaglia politiche e ideale, emerse proprio dalla vicenda giudiziaria di Toti. Queste elezioni regionali non sono un voto pro o contro la magistratura. Di questo tema si dovrà occupare la politica nazionale. A pesare sul voto semmai sarà proprio il buon governo di Toti. Non dobbiamo fare l'errore di fare la campagna elettorale come fosse un referendum su quello che è accaduto a Giovanni Toti».

Il peso di Fratelli d'Italia può creare imbarazzo nella scelta del candidato?

«No. Fratelli d'Italia continua a essere il partito cardine della coalizione. E questo, vale la pena di ricordarlo, è solo un vantaggio per tutti noi. E da quando guida la coalizione Fratelli d'Italia si è sempre dimostrata responsabile nella scelta del candidato non di bandiera ma che avesse le migliori caratteristiche per vincere».

Cambiando argomento, domani c'è il vertice di maggioranza.

«Si parlerà soprattutto della legge di Bilancio. Da parte nostra suggeriremo di concentrare le risorse senza disperderle, dandosi ovviamente delle priorità».

E le vostre quali sono?

«Gli aiuti alle famiglie, il tema della conciliazione lavoro e famiglia e l'aumento degli stipendi».

Si parlerà di pensioni?

«Nel caso porteremo la nostra opinione: se c'è da scegliere se sfruttare una risorsa per anticipare le pensioni preferiremmo dirottarla sugli aiuti per la natalità e le famiglie».

E poi c'è il tema dell'autonomia, convitato di pietra nel dibattito politico di fine estate.

«L'autonomia non è un argomento divisivo.

Era un punto del programma di governo. La prima moralità della politica è attuare il programma per cui ti hanno eletto. Essenziale è la riforma si applichi nel migliore dei modi. D'altra parte questo Paese lo vogliamo cambiare oppure no?».

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