Fra tutti i conflitti legati alla droga, quello che sta provocando più morti, dopo quello che ha insanguinato la Colombia, è la guerra messicana della droga o «narcoguerra». Uno scontro talmente militarizzato da essere uscito dai «normali» confini dell'attività criminale. Questo conflitto armato vede contrapposti i cartelli della droga, che controllano surrettiziamente intere città o interi quartieri, e le forze armate del governo. Le autorità statunitensi e messicane affermano che in Colombia, Paese dove si trova la maggior parte delle piantagioni, la produzione di droghe illegali è in costante crescita da quando la principale rotta di rifornimento di cocaina e altre droghe illegali che entrano negli Stati Uniti passa per il Messico e l'America centrale. Il conflitto è cominciato in Messico nel 1989 dopo l'arresto di Miguel Ángel Félix Gallardo, detto «El Padrino», che gestiva il traffico di cocaina. Vi fu una tregua verso la fine degli anni Novanta, ma dal 2000 il ritorno alla violenza è stato continuo e di recente si è impennato. Il ruolo della droga nei conflitti non è una novità, basti pensare alle ottocentesche «Guerre dell'oppio» che hanno contrapposto l'Impero cinese all'Impero britannico. Ma anche oggi l'invio di stupefacenti verso altri Paesi è una potente arma di destabilizzazione.
Cina e Stati Uniti hanno di recente stretto un accordo storico per abbattere la diffusione del fentanyl, un potente oppiaceo sintetico che ha causato la morte di 200mila persone in tre anni negli Stati Uniti, tra cui il cantante Prince e il rapper Coolio. I prodotti di sintesi venivano dalla Cina.
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