Ieri l'Istituto superiore di sanità ha pubblicato un vademecum per smentire le fake news sulla vaccinazione anti Covid: dalle sciocchezze sul Dna modificato dai vaccini alle reazioni avverse. È il segno che la comunicazione sul Covid che ha raggiunto molti italiani è stata «inquinata» da false notizie. Abbiamo cercato di capire cosa è andato storto parlando con Piero Angela (12 lauree honoris causa - ammesso che lo scrivente non ne abbia persa per strada qualcuna). Angela è il «papà» della divulgazione scientifica italiana e anche quest'estate è in onda con Superquark, trasmissione che è un caposaldo nel fornire un accesso «facile» ad argomenti complessi.
Angela come mai sul Covid-19 ci sono tanta disinformazione e fake news?
«Se prendiamo in esame la questione in modo generale è da tantissimi anni che l'informazione pseudoscientifica prospera. È proprio per questo che ho contribuito a fondare il Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze, ndr). La pandemia rende più evidente il fenomeno ma era già riscontrabile in altri campi: dagli oroscopi alla fede nelle telepatia... Molte persone non distinguono ciò che è un'affermazione scientifica da ciò che non lo è».
E con la pandemia?
«Quello che è capitato ha comprensibilmente spaventato. Le informazioni sui rischi, minimi, dei vaccini sono state amplificate dai No Vax e molti, di conseguenza, hanno finito per farsi guidare più dalle emozioni che dalla razionalità. Le informazioni corrette, come quelle del portale dell'Iss si trovano, ma ricordiamoci che a molti a scuola sono state insegnate le materie scientifiche, ma non il metodo scientifico. Non è lo stesso».
La rete è uno strumento formidabile però al suo interno è molto difficile distinguere tra informazione vera e falsa. C'è una qualche ricetta per non farsi accalappiare dalle fake news?
«Prima di Internet l'informazione, anche quella scientifica, era monopolizzata dai giornalisti. Esistevano anche allora riviste che pascolavano nelle pseudoscienze, ma i direttori erano responsabili, rischiavano delle sanzioni. Ora con la rete chiunque può fare informazione, avere la sua radio, fare la sua tv. Il giornalista era perseguibile se violava la deontologia, in questo caso non c'è difesa, è una grande prateria dove la caccia al bisonte è aperta. Alcuni enti scientifici mi hanno consultato su come realizzare dei portali informativi efficaci. Però di norma chi arriva a quelle fonti è già dotato degli strumenti per discernere, ci va chi sta lavorando su una scelta razionale. Il nucleo degli irriducibili della pseudoscienza non ci va, preferiscono le teorie del complotto. E siccome nel mondo a volte qualche malandrino c'è, e anche qualche affarista senza scrupoli, non è difficile capire come sia facile che queste teorie sbagliate possano far presa. Sembrano fare un corretto 2+2. Ma alla prova dei fatti, invece che 4 fanno 5».
Qualche errore di comunicazione però devono averlo fatto anche gli scienziati e i politici...
«Allora, preso atto che per alcuni la pseudoscienza è una religione e non è possibile smuoverli, bisogna invece essere capaci di dialogare con chi è spaventato o ha avuto informazioni errate. Io so che il dialogo paga, funziona. Non si può pensare di irridere o insultare queste persone e ottenere dei risultati. Poi c'è una questione importante quando si parla di scienza...».
Cioè?
«Io uso un piccolo aforisma: La scienza è quello che si sa, non è quello che non si sa. Può far sorridere, ma è importante. La scienza è intersoggettiva, le opinioni non contano. Mi spiego, le opinioni sono utili per fare scienza ma poi vanno dimostrate. I vaccini sono stati sottoposti a trial lunghi e complessi e quello che esce dai trial non è un'opinione. Scienziati e virologi, nei dibattiti a volte sono martellati di domande, dicono anche le loro opinioni.
Soprattutto nella fase iniziale della pandemia erano tantissime le cose che non sapevamo e quindi... Le opinioni sono rispettabilissime, ma sono cose diverse dai dati scientifici. La scienza arriva quando le opinioni sono validate. E bisogna insegnare alle persone a vedere la differenza».
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