Non era una «verruca seborroica» ma un «melanoma nodulare maligno ulcerato» quel neo che ha portato alla morte Giulia Cavallone, 36 anni, giudice del tribunale di Roma.
Un errore fatale che ha portato ieri il gup di Perugia a condannare a otto mesi di reclusione per omicidio colposo la dermatologa, che era stata accusata di aver totalmente sbagliato la diagnosi. Uno sbaglio fatale, da cui era partita la forma tumorale che alla fine ha causato la morte della brillante professionista, che si era occupata come giudice monocratico anche del processo contro gli otto carabinieri accusati di avere messo in atto depistaggi dopo la morte di Stefano Cucchi.
Giulia aveva cercato di combattere quel male, aveva lottato e lottato, ma alla fine era morta il 17 aprile del 2020. La sua famiglia aveva deciso di portare avanti la battaglia che lei aveva iniziato quando era in vita per scongiurare che quanto era accaduto a lei «non abbia a ripetersi in futuro». E alla fine ieri i genitori della 36enne hanno vinto. Anche se è una magra consolazione.
L'errata valutazione di quel neo non era stata risolta dall'asportazione di un'ampia zona di derma nell'area interessata dalla formazione cancerosa, e nemmeno dall'intervento linfoadenectomia inguinale ed iliaco-otturatoria sinistra. Non erano bastati i farmaci e le successive terapie, che non erano riuscite a bloccare le metastasi cerebrali, polmonari, cardiache, epatiche, gastrointestinali e linfonodali.
Soddisfazione per la condanna è stata espressa a fine udienza dagli avvocati di parte civile, Stefano Maccioni e Nicola Di Mario. «Attendiamo di leggere le motivazioni per un più attento esame hanno detto . È stata riconosciuta una condotta colposa della dermatologa e il nesso di causalità tra questa e il decesso della dottoressa Giulia Cavallone». In pratica, spiegano gli avvocati, secondo i giudici la collega è morta a causa di un errore della dermatologa.
Giulia Avallone avrebbe potuto salvarsi, se solo la diagnosi fosse stata giusta e se avesse iniziato subito la terapia per combattere il melanoma. Questo ritardo provocato da un errore medico, hanno riconosciuto i magistrati, le è stato sicuramente fatale.
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