«Mario Draghi deve fare Mario Draghi: ci si scordi che faccia il Re Travicello che si barcamena sulla tolda di un governo balneare». Enrico Borghi, parlamentare membro del Copasir ed esponente della segreteria Pd, è netto nel chiudere la porta a ipotesi di nuovi esecutivi se i 5 Stelle, arrotolati nella loro spirale senza fine, non votassero oggi la fiducia in Senato.
Onorevole Borghi, il segretario del suo partito, Enrico Letta, ha paragonato la scelta minacciata dai grillini al «colpo di pistola di Sarajevo» che diede il via alla Prima Guerra Mondiale. I 5S come la Mano Nera?
«La politica ha le sue logiche, e le scelte hanno delle conseguenze, anche quando chi le compie non le vorrebbe. É del tutto evidente che se, all'interno della maggioranza, i legittimi distinguo superano la soglia della sostenibilità, si crea un processo irreversibile. E, come nel 1914, si determina una reazione a catena che nessuno più è in grado di controllare. Tanto meno chi, senza volerlo o capirlo, gli ha dato il via».
Lo stato maggiore dei 5 Stelle è stato riunito per ore e ore, dicendo prima no, poi sì, poi forse, poi cercando di ributtare la palla a Palazzo Chigi. Le pare possibile che un partito tenga appeso il governo in un momento simile perché non riesce neppure a decidere che fare?
«Soprattutto non riesco a capire quale sia il punto di caduta di tutta questa operazione. Ieri (martedì, ndr) il presidente del Consiglio ha convocato le parti sociali, ha messo sul tavolo un'agenda di interventi importanti su lotta alla precarietà, difesa del potere d'acquisto dei salari, detassazione, misure anti-inflazione. Tutte questioni che non solo stanno a cuore al Pd, che con i suoi ministri ci lavora da tempo, ma che vanno anche incontro a richieste pressantemente avanzate dallo stesso Conte e dai 5 Stelle. E che ovviamente, per trovare attuazione, presuppongono un governo che va avanti a pieno regime. E davanti a questo, invece di collaborare a realizzarle, prendi cappello e te ne vai? Sarebbe non solo paradossale, ma del tutto incomprensibile. Non sprechiamo questa occasione».
Nella sua conferenza stampa, Draghi è stato chiaro: non ci sono Draghi bis e maggioranze à la carte, se un partito non vota la fiducia si apre la crisi.
«Draghi non può essere sottoposto a ricatti, minacce, blandizie o capricci. Non si può pensare di strattonarlo a seconda delle esigenze interne di un partito o dell'altro. Deve fare Mario Draghi, è stato scelto e votato come premier per la sua autorevolezza e il suo prestigio. Il suo governo nasce su un patto e un equilibrio tra le principali forze politiche di centrodestra e centrosinistra: qualsiasi cambio di equilibrio fa crollare tutto l'impianto. È come quando si colpisce un cristallo nel suo punto critico: esplode».
Non che questa maggioranza sia proprio un cristallo di rocca...
«Va beh, è una metafora: ci siamo capiti. Di certo, iniziare a giocare con un lessico d'altri tempi e ormai archiviato, parlando di verifiche, rimpasti, governi ponte, appoggi esterni vuole dire non capire nulla del momento grave che viviamo».
E tutto ciò per un termovalorizzatore?
«Per una volta ha detto bene Grillo: non si fa una crisi per un termovalorizzatore.
Del resto basta farsi un giro per Roma per capire quanto sia assurdo opporsi, agitando una bandierina ideologica in mezzo a guerra, crisi, emergenza sociale e climatica. Il Pd non fugge davanti alle scelte difficili, ci auguriamo che altri non abbiano questa tentazione».
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