Nuove frontiere del giornalismo investigativo: spacciarsi per segretario del ministro della Giustizia per incastrare il ministro medesimo. Di cronisti che fanno i furbi sono piene le redazioni, ma in questo caso il rischio concreto è che si siano scavallati i confini del codice penale. E l'episodio è finito al centro di una Cnr, ovvero «comunicazione di notizia di reato», partita dagli uffici della polizia penitenziaria e destinata alla Procura della Repubblica di Roma.
Alla denuncia, la polizia penitenziaria allega la copia di un articolo uscito sul Fatto quotidiano il 20 settembre 2024, poche settimane dopo l'abolizione del reato di abuso d'ufficio, fortemente voluta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Nell'articolo si raccontava come tra le migliaia di condannati per abuso che ora potevano chiedere la cancellazione della sentenza c'era anche un dentista di Padova, Gian Antonio Favero, che due anni prima aveva patteggiato una condanna a un anno per avere dirottato in una clinica privata alcuni pazienti che si rivolgevano per un impianto all'ospedale pubblico dove prestava servizio. Perché il caso di Favero era particolare? Perché, scriveva il quotidiano di Travaglio, Favero è il dentista del ministro Nordio. E «ora può ringraziare lo storico paziente e amico per l'insperato regalo che gli permette di ripulirsi la fedina penale».
Il Fatto non si spingeva a ipotizzare che Nordio avesse voluto la legge proprio per aiutare l'amico che gli sistema i molari, però la notizia viene pubblicata con evidenza: richiamo in prima pagina, apertura di pagina 8. Libere scelte redazionali, si dirà. Il problema è che in via Arenula, alla sede del ministero della Giustizia, la pubblicazione dell'articolo viene messa in collegamento con un singolare episodio avvenuto il giorno prima, il 19 settembre, quando al centralino riservato del Guardasigilli era arrivata la chiamata da parte della segretaria di uno studio dentistico di Treviso, che raccontava di avere ricevuto una strana telefonata da parte di un sedicente «appartenente alla segreteria del ministro», che chiedeva un appuntamento in modo tale da insospettire la signora Elena. La quale saggiamente si era presa la briga di chiamare il ministero, dove a quanto pare nessuno si era mai sognato di chiamarla per conto di Nordio. «La stessa ha riferito che alle ore 14,58 dal numero 0632818272 una persona con voce maschile che si è presentata come membro della segreteria particolare del ministro Nordio ha richiesto un appuntamento per una seduta di igiene dentale per dicembre. La signora ha fissato l'appuntamento per il 20 dicembre 2024. L'interlocutore ha confermato il giorno e l'orario aggiungendo che il ministro sarebbe stato accompagnato da due uomini di scorta». Il sedicente segretario riattacca senza lasciare nomi o numeri. La signora prova a richiamare i numero che le era apparso sul display, senza ottenere risposta. E a quel punto chiama il ministero. Dove cadono dalle nuvole e si allertano, partono gli accertamenti, vengono avvisati il segretari particolare di Nordio e il suo caposcorta.
Gli accertamenti, condotti dal reparto «Sicurezza ministero» arrivano in breve a identificare il numero di provenienza: «Lo scrivente - si legge nell'appunto conclusivo- effettuava un accertamento sull'utenza telefonica che risultava essere intestata Editoriale Il Fatto spa». L'allarme a quel punto rientra, dietro il falso segretario non c'erano criminali decisi a colpire Nordio sulla poltrona del dentista ma più probabilmente un cronista che cercava conferma ai rapporti tra il medico veneto e il ministro.
Si può? La «penitenziaria» pare convinta del contrario. Sarà la Procura di Roma a decidere se il comportamento del cronista abbia costituito il reato di «sostituzione di persona»: che, a differenza dell'abuso d'ufficio, è ancora in vigore.
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