Non si placano le tensioni all’interno del M5S. A destare malumori, stavolta, è una frase che avrebbe pronunciato Davide Casaleggio. “Li porto tutti in tribunale", avrebbe detto il presidente dell’Associazione Rousseau, da sempre ostile all’alleanza col Pd e alla trasformazione del Movimento in partito.
Un’affermazione che è stata prontamente smentita dal diretto interessato, ma che ha subito avuto forti ripercussioni all’interno del pianeta grillino. “Casaleggio prova a fare il leone, minaccia di andar via, ma è tutto il gruppo dei parlamentari M5S che non lo vuole e lo ha già cacciato via. Non ce n’è uno che lo sostiene”, ci conferma un’autorevole fonte pentastellata secondo cui sarebbe priva di fondamento la ricostruzione del Corriere della Sera che conta in venti senatori i sostenitori di Alessandro Di Battista, l’uomo più vicino alle posizioni di Casaleggio jr. “Al massimo saranno dieci in tutto, tra Camera e Senato”, ci dice la nostra fonte che aggiunge: “Questo matrimonio Casaleggio-Di Battista è finto perché loro, fino a poco tempo fa, manco si parlavano e si sopportavano”. “Fa ridere che adesso Di Battista sia divenuto casaleggiano”, conferma un big del M5S che preferisce mantenere l’anonimato. Già, perché, a quanto pare, in passato i due esponenti politici hanno avuto non pochi screzi. “Dibba rimproverava a Casaleggio di pensare solo a Rousseau, ma ora sta dalla sua parte perché gli fa gola la piattaforma così può prendersi tutti gli iscritti”, ci spiegano i ben informati.
In pratica, nel giro di poco tempo, la geografia politica all’interno del M5S è totalmente cambiata. “Prima Casaleggio era più amico di Grillo il quale, poi, ha litigato con Di Battista quindi tra di loro non si parlava nessuno dei tre. Adesso, invece, c’è Grillo schiacciato sul Pd, Casaleggio che litiga con Grillo e, quindi, ora lui e Di Battista vanno d’accordo”, ci dicono. Ma non solo. “Di Battista fa finta di litigare con Di Maio perché sa benissimo che non può staccarsi dal Movimento e da Di Maio anche perché, tra Camera e Senato, lo seguirebbero in pochi”, conferma un altro importante esponente dei Cinquestelle che, maliziosamente, aggiunge: “Tutti i parlamentari sono attaccati alla poltrona e vogliono che la legislatura prosegua”. Secondo i più ottimisti sarà, dunque, difficile che si arrivi a una scissione, ma la trasformazione del Movimento in partito con tanto di correnti appare una strada ormai segnata. Se non vi saranno grandi stravolgimenti, gli Stati Generali fotograferanno la situazione attuale che vede quella dei ‘governisti’ di Luigi Di Maio come la corrente più numerosa (il 60% dei parlamentari), seguita dagli ‘ortodossi’ di Roberto Fico (15%) e dai ‘movimentisti’ di Alessandro Di Battista (10%).
A tal proposito interviene il senatore Alberto Airola, uno dei pochi che in questo momento assai turbolento ha voluto dirci la sua opinione: “Sono fuori da queste logiche di potere e le trovo veramente molto più gravi del fare o meno delle alleanze. Si parla tanto di perdita dell'identità se il M5S va col Pd, ma io penso che se ci comportiamo così allora l’identità l’abbiamo già persa”. “Io questa querelle non la capisco”, aggiunge il senatore torinese che, per descrivere l’attuale situazione politica, ci parla dei camaldolesi, una congregazione monastica eremitica cattolica che cercò di coniugare l'esperienza monastica orientale e occidentale.
“Una loro peculiarità è che quando il monaco a capo della loro comunità, finisce il suo mandato, torna al gradino più basso della loro gerarchia”, conclude invitando tutti a mostrare una maggiore umiltà e minori divisioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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