L'Italia si scopre più vulnerabile dopo l'addio al sorpresa del direttore dell'Agenzia per la Cybersicurezza nazionale Roberto Baldoni. Sulle sue dimissioni riferirà oggi al Copasir l'Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano: tra i due, secondo alcune indiscrezioni, i rapporti erano logori da mesi. Il Pd con i senatori Lorenzo Basso e Antonio Nicita vuole vederci chiaro, anche perché gli hacker russi di Noname057, legati all'intelligence e all'establishment di Vladimir Putin, si intestano l'addio come una «loro» vittoria: «La nostra serie di attacchi è riuscita», scrivono sul loro canale Telegram, postando la foto di Baldoni.
L'Italia è al centro di una raffica di attacchi hacker (quasi 13mila) per la sua posizione contro l'invasione dell'Ucraina. Secondo la Polizia Postale i tentativi di intrusione nei nostri server sono aumentati del 45%. Un attacco su cinque riguarda i siti governativi, come rivela l'ultimo Rapporto Clusit presentato proprio ieri. Molti sono opera dei pirati russi, come il tentativo dello scorso 23 febbraio di aggredire i siti di quattro ministeri. È la strategia dei multiple targets, aumentati del 97% rispetto al 2021. L'Agenzia è di fatto una sua creatura: l'ex direttore era un teorico più che un tecnico. Professore della Sapienza, fondatore del primo Centro di ricerca sulla sicurezza informatica in Italia: da qui la scelta nell'agosto del 2021 dell'allora premier Mario Draghi. L'esecutivo vorrebbe indicare il successore in tempi strettissimi, qualcuno non esclude già nel Consiglio dei ministri domani a Cutro.
La nomina spetta al presidente del Consiglio Giorgia Meloni in via esclusiva, così come è in capo a Palazzo Chigi «l'adozione della strategia nazionale di cybersicurezza». In pole position c'è l'attuale reggente, la numero due dell'Agenzia Nunzia Ciardi, ex capo della Postale, che rappresenterebbe la continuità ideale rispetto al mandato di Baldoni. Che, secondo i rumors del mondo cyber, paga l'eccesso di «pubblicità» dato proprio all'attacco hacker del 23 febbraio, che in realtà avrebbe colpito vecchi e innocui sistemi, probabilmente non aggiornati. Il tempismo sbagliato e il difetto di comunicazione tra Baldoni, l'esecutivo e l'opinione pubblica ha creato le condizioni per l'addio, maturato pare nelle ultime 72 ore.
Oltre allo spoil system, sul tavolo ci sono anche una serie di assunzioni (almeno 500) in ruoli delicatissimi, per un organico che va completato entro il 2027. Mancano i soldini, forse anche la volontà politica della nuova maggioranza di proseguire con Baldoni.
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