Il progetto?
«Sono al lavoro - risponde Letizia Moratti. - Piano piano la Consulta di Forza Italia prende forma. Per fine anno saremo pronti e presenterò nel dettaglio tutto l'organigramma».
Insomma, chi pensava che la Consulta fosse una scatola vuota, una sinecura per giustificare il rientro dell'ex sindaco di Milano fra gli azzurri, dovrà ricredersi.
Dottoressa, a che punto siamo?
«Vedo ogni giorno personalità della cultura, dell'economia, del mondo imprenditoriale. E riempio le caselle: la Consulta avrà 10-15 aree tematiche e ciascuna area avrà un coordinatore. In questo modo cerco di cucire lo strappo fra la politica e la società civile».
Il rischio è presto detto: produrre bellissimi documenti poi sepolti in qualche cassetto.
«No, Tajani ha ripreso una intuizione di Berlusconi e mi ha chiesto di mettere insieme risorse e intelligenze che diano una visione in profondità a Forza Italia e più in generale aiutino ad affrontare con cognizione di causa tematiche sempre scivolosissime e dense di problematiche: il lavoro, il fisco, la scuola, la sanità. Spero si capisca che non siamo qui per sederci su una poltrona o riempire un po' di fogli. Abbiamo altre ambizioni».
Riportare la politica dentro i problemi?
«Esatto. Oggi siamo abituati alle semplificazioni, agli schemi ideologici, ma noi vogliamo capire, confrontarci ed elaborare risposte chiare e dirette. Invece su molti argomenti, di capitale importanza, il dibattito politico è spesso basato su luoghi comuni, riflessi dettati dall'appartenenza, pregiudizi».
Si ritorna, nelle intenzioni, alla rivoluzione liberale del 94?
«Si. L'idea è quella, ovvio, adattata ai tempi che sono difficili. Ci occuperemo dei nuovi poveri, delle diseguaglianze, delle fragilità della società e direi del sistema Italia».
I professori che dovevano aiutare il Cavaliere finirono in un angolo.
«Oggi Tajani ci chiede un aiuto per trasformare gli slogan in opzioni realistiche. E proposte che possano catturare il consenso degli italiani. I nostri valori non si discutono e nemmeno i nostri riferimenti: pensi all'Europa».
Incapace di parlare con una voce sola, che si tratti dei migranti o della guerra in Ucraina. Una crisi irreversibile?
«L'Europa è in crisi, sbanda, ma io credo che noi dobbiamo rafforzarla, non scardinarla. Del resto sono tornata in Forza Italia su questo punto preciso: è l'unica formazione italiana saldamente ancorata al Ppe e questo ci permette di guardare con meno apprensione al futuro che pure non sarà facile».
A proposito, lei non aveva coltivato altri progetti centristi?
«Uomini che hanno scelto di stare su Macron e Renew. Ho fatto una scelta fedele ai valori del Ppe. E la mia traiettoria credo possa aprire una strada ad altri».
Qualche nome comincia ad uscire.
«Sono molto orgogliosa degli incontri di queste ore. Gabriele Albertini, l'ex sindaco di Milano, ha appena annunciato il suo rientro in Forza Italia. E lo stesso vale per Valentina Aprea, ex sottosegretario alla Pubblica istruzione. Non solo: in queste ore due ex consiglieri regionali dei 5 Stelle, poi transitati nel mio gruppo, Lombardia Migliore, aderiscono a Forza Italia: Monica Forte, ex presidente della Commissione Antimafia, e Roberto Cenci, esperto di ambiente. E con loro decine di responsabili territoriali e delle aree tematiche».
Le
europee si avvicinano: Letizia Moratti si candiderà?«Ho già detto di no e lo ripeto ancora. Il mio posto è alla Consulta. Abbiamo davanti un compito impegnativo: speriamo di essere all'altezza delle aspettative».
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