La nuova sfida della Meloni: Bagnoli

Il governo stanzia 1,2 miliardi per il rilancio dell'ex Italsider dove la sinistra ha fallito

La nuova sfida della Meloni: Bagnoli
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La Corte dei Conti nel 2020 mette nero su bianco: lo Stato italiano ha bruciato 1 miliardo di euro per la (mancata) bonifica di Bagnoli, il quartiere nella periferia ovest di Napoli che fino agli inizi degli anni 90 ospitava il più importante polo siderurgico del Mezzogiorno. L'ex Italsider di Bagnoli è un monumento di fallimenti e sprechi di giunte e governi del Pd. È il buco nero della stagione delle amministrazioni rosse. Da Bassolino a De Luca. Passando per De Magistris. Da Renzi e Conte. E poi una sfilza di manager (tutti di sinistra) divorati: Nastasi, Floro Flores, Marone.

É infinito l'elenco di annunci e progetti rimasti solo sulla carta. La riqualificazione dei 250 ettari nell'ex area industriale non è mai partita. Si sono avvicendate società pubbliche (Bagnoli Futura), finite poi nel mirino della magistratura), commissari e promesse. Renzi spedì il fido Salvo Nastasi con il compito di risanare Bagnoli. Ritardi e inchieste della magistratura bloccarono tutto. Ci riprovò (senza risultati) il premier grillino Giuseppe Conte scegliendo l'ingegnere Francesco Floro Flores, un amico di Casaleggio. Bagnoli è stato il tallone d'Achille della sinistra.

Ora, dopo Caivano, il rilancio di quell'area diventa la seconda grande sfida del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il governo mette sul piatto 1 miliardo e 200 milioni di euro (quasi la stessa cifra andata in fumo finora). Alloggi, centri di ricerca, spiagge e parchi: una cartolina della nuova Napoli. «Sarà l'opera di rigenerazione urbana più ambiziosa d'Europa» - dice il premier firmando a Napoli il protocollo d'intesa tra il governo e Comune di Napoli. Nel giorno della firma va in scena un doppio siparietto tra De Luca e Meloni. Il governatore accoglie il premier con una battuta: «Sono il civile De Luca: le rinnovo il mio benvenuto». Meloni sta al gioco: «Grazie, gentilissimo». Il secondo round si celebra al momento della foto. Meloni chiama De Luca sul palco che non sembra molto contento. Ma alla fine cede.

Al netto dei fuoriprogramma, il presidente del Consiglio sottolinea l'importanza della giornata: «Un investimento strategico, per il Sud e per l'Italia. Rivendico la scelta del Governo di destinare 1,2 miliardi di euro. Gli interventi si concluderanno entro il 2031 e si stima un indotto occupazionale di oltre 10 mila unità, tra lavoratori diretti e indiretti». Il premier non dimentica gli sprechi del passato: «Faremo quello che va fatto. A chi pensava che questi territori fossero spacciati, che non avessero speranza, che si potessero solo mantenere nella loro condizione con l'assistenzialismo, dimostreremo a questa gente che si sbagliava di grosso, che si può fare molto altro, in modo diverso».

Meloni ci mette i soldi. Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e commissario per la bonifica, dovrà garantire velocità e certezza nell'esecuzione dei lavori. Ad aggiudicarsi il piano di recupero è Balneolis, un team di 12 studi di progettazione architettonica. Al fianco del capo del governo il ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto che ha sborsato i soldi: «La firma del protocollo suggella l'impegno da parte del Governo per completare il recupero del sito Bagnoli Coroglio con l'assegnazione di un miliardo e 200 milioni.

A testimonianza che con la collaborazione, il dialogo e il confronto tra le istituzioni anche le sfide più difficili possono essere affrontate e vinte» rivendica il ministro meloniano. Al sindaco di Napoli Manfredi l'onere di non far rivedere un film già visto.

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