La politica, le partite a carte e San Ciriaco:chi era il presidente De Mita

Nicola Mancino, Gianfranco Rotondi, Giuseppe Gargani e Walter Vigilante raccontano il rapporto tra l'ex presidente del Consiglio Ciriaco De Mita, deceduto in mattinata e la sua amata Irpinia

La politica, le partite a carte e San Ciriaco:chi era il presidente De Mita

L’Irpinia, Nusco, le partite a carte con gli amici di sempre, il progetto pilota e la scuola di alti studi politici. Ciriaco De Mita, scomparso nella prima mattinata di oggi ad Avellino, pur avendo 94 anni, non ha mai smesso di fare politica.

Fino a qualche giorno prima di essere trasportato nella casa di cura di Villa dei Pini, l’ex premier è stato il “presidente” di una terra che in lui s’identificava.

La giornata tipo

L’ex presidente del Consiglio, fino alla frattura al femore dello scorso febbraio, che lo ha portato a un lungo percorso di riabilitazione, si è sempre alzato prestissimo. Dopo la colazione, ovviamente light e la lettura dei quotidiani, le prime ore del mattino erano dedicate alla partita a carte, in modo particolare al tre sette. Verso le otto arrivavano gli amici di sempre nella villa-bunker di Nusco. Ad attendere gli ospiti il carlino “Brunello”, chiamato così in onore dei grandi vini. Tra una partita e l’altra si parlava di politica locale. A De Mita non sfuggiva nulla, dal consigliere che cambiava partito fino all’ultima assunzione.

Solo allora partivano le telefonate agli amici romani. Senza alcuna distinzione di bandiera, l’ex segretario della Dc si intratteneva con quelle persone che a suo parere“pensavano”. Non è un caso che l’ex presidente del Senato Nicola Mancino, con cui non si sentiva da qualche anno e con cui ha condiviso più di un semplice percorso politico, abbia commentato così la morte dell’amico: "La fine del pensiero politico. Abbiamo lavorato insieme con lui per una democrazia efficace e competitiva. De Mita ha rappresentato il meglio. Non solo è stato parlamentare, ma ha guidato il più grande movimento politico e di pensiero. La discussione c’è stata sempre, ma solo per trovare soluzioni a problemi”.

Utilizzando il paragone tra politica e medicina, preso da Aristotele, De Mita, dopo aver curato la sua rete di relazioni, si concentrava sul ruolo di amministratore. Dopo gli aggiornamenti del vice sindaco Walter Vigilante, dall’erbaccia alla buca, il sindaco si recava in Comune: “Da amico fraterno – dichiara il suo vice a Nusco – che lo ha accompagnato in tutti i suoi ultimi spostamenti, posso solo dire di aver imparato sempre. Anche le cose banali per lui avevano un significato. Bastava una parola e aveva già costruito un quadro. Da Roma all’Irpinia era tutto collegato”. L’amministratore non manca di ricordare una simpatia che definisce “estrema”: “Aveva pronta una battuta per chiunque. Ci faceva divertire, pur mantenendo l’educazione e trasmettendoci qualcosa. La sua grande dote era l’ascolto. Non era burbero, come chi non lo conosceva pensava, ma ha sempre ritenuto che chiunque potesse dargli una mano in qualcosa di più ampio. Ognuno era indispensabile”.

Dal 2014, infatti, era prima cittadino di Nusco, eletto con l’80 per cento dei consensi. La porta del suo ufficio in municipio era sempre aperta, pur se non mancavano i duri rimproveri per chi aveva cambiato sponda. Dal portantino all’impiegato, la buona parola del “presidente” in Irpinia ha sempre assunto un valore particolare.

Il pomeriggio di De Mita, invece, veniva dedicato alla lettura, agli approfondimenti e ai convegni, a cui è sempre arrivato in anticipo, pure se accompagnato al braccio di qualcuno. La cena, poi, molto leggera. Il segreto per mantenersi in forma un’alimentazione sana, a chilometro zero e in cui prevaleva il pesce, indispensabile per la memoria.

Il demitismo

De Mita in Irpinia è un vero e proprio brand. Addirittura uno dei quotidiani di informazione avellinese si chiama “il Ciriaco”, così come esiste una band denominata “The Mita”.

San Ciriaco a Nusco non è mai stata una festa come le altre. Si formavano addirittura caroselli. Tantissimi i doni, soprattutto enogastronomici. Il più apprezzato, però, erano sempre le rose olandesi donategli dalle nipoti. Nel tradizionale pranzo di agosto sono nati grandi accordi, strategie. Basti pensare al patto di Marano, ovvero l’accordo con cui De Mita ha lasciato il centrodestra e ha appoggiato il governatore De Luca, portandolo così al governo della Campania.

“Mi volteggiano in mente – dichiara Gianfranco Rotondi, tra i massimi esponenti della Dc a livello nazionale - tanti ricordi. Non c’è uno che prevale sugli altri. Stiamo parlando di una vita di rapporti, segnati dalle polemiche al tempo della Dc, ma anche da un dialogo che è andato avanti oltre ogni esperienza politica. Posso dire di una persona che è morta giovane, perché è stata sempre in campo, con lo sguardo rivolto al futuro e non al presente”. Particolare uno degli ultimi incontri pubblici di De Mita a Castelvetere dove ha chiarito il rapporto con Fiorentino Sullo, con cui ha iniziato a fare politica e a cui secondo l’opinione pubblica avrebbe fatto le scarpe: “Lì è stata fatta chiarezza – ribadisce Rotondi - e sono state dette verità storiche mal rappresentate, che conserverò in privato gelosamente, come lezione finale e definitiva”.

Il sogno

Il sogno di Ciriaco De Mita era creare in Alta Irpinia una scuola di politica nazionale. Non a caso, grazie all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli era nato un master dedicato ai giovani amministratori. Ogni venerdì De Mita invitava a Nusco autorevoli personaggi sia del mondo politico che universitario.

L’Alta Irpinia, grazie ai fondi del Pnrr e dell’Area pilota, di cui era presidente, doveva diventare un campus a cielo aperto, nonché laboratorio per la politica nazionale. “Pur essendoci trovati talvolta in contrasto – rivela l’ex europarlamentare Giuseppe Gargani, appunto tra i magnifici sette, come venivano soprannominati i parlamentari irpini ai tempi della Dc – il nostro confronto è stato sempre positivo. Non solo ho perduto un fratello, ma viene meno la colonna portante di un progetto. De Mita aveva una nuova idea di Sud. Insieme abbiamo creato un’intera classe dirigente, con i suoi pregi e difetti. Assistendo alle sue partite a carte, non giocando, venivano sempre trasmessi messaggi chiari. Non posso mai dimenticare quando abbiamo realizzato la sua prima segreteria. Quelle persone tutt’oggi sono state protagoniste nella storia dell'Italia”.

La famiglia

Del sindaco di Nusco è possibile criticare la sua gestione del potere, ma non certamente l’amore smisurato per la famiglia, per la moglie Annamaria e i figli Antonia, Giuseppe, Simona e Floriana.

Particolare anche il rapporto con i

nipoti, a partire dai due Giuseppe. Da una parte l’ex vice governatore della Regione ed erede politico designato, dall’altra chi ha indossato prima di lui la fascia tricolore di Nusco, noto appunto per essere il “ribelle”.

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