Oggi il decreto liquidità. Aiuti alle imprese: rissa tra grillini e dem

Il governo si spacca sul ruolo di Sace, che il Pd vorrebbe togliere alla Cdp per darla al Tesoro

Oggi il decreto liquidità. Aiuti alle imprese: rissa tra grillini e dem

Il Pd vuole sfilare la Sace (la società specializzata nel sostegno alle imprese italiane controllata da Cassa Depositi e Prestiti) ai grillini. Il decreto liquidità apre un'altra partita (tutta politica) all'interno della maggioranza. Da un lato, il ministro degli Esteri Luigi di Maio e i Cinque stelle, dall'altro il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e il Pd.

Per evitare che lo scontro degeneri nell'ennesimo strappo, ieri mattina il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha convocato un vertice urgente a tre. Il portone di Palazzo Chigi si è aperto poco dopo le 11: al tavolo oltre capo del governo, il ministro delle Finanze Gualtieri e l'amministratore di Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo, considerato vicino ai grillini. C'è un nodo da sciogliere: chi gestirà i fondi (un flusso di circa 200 miliardi di euro) che lo Stato metterà a garanzia dei crediti erogati dalle banche alle imprese? Già nella serata di sabato si è svolto un altro incontro al quale ha partecipato anche il ministro Di Maio. Ma senza arrivare a un'intesa.

Il piano (sul modello francese) ipotizzato dal ministro Gualtieri prevede che spetti a Sace il controllo dei soldi per le garanzie agli istituti di credito. Ma ciò comporterebbe lo scorporo di Sace da Cassa Depositi e Prestiti con il passaggio sotto il controllo del ministero dell'Economia. Un blitz in piena regola, che sottrarrebbe a Cdp uno dei polmoni finanziari. E' su questo punto che la trattativa si blocca. C'è il veto dei Cinque stelle: «Il rischio è di snaturare Cdp», spiega una fonte del Movimento. Al netto dei dubbi di natura tecnica, Di Maio e la truppa grillina hanno alzato un muro contro il depotenziamento di Cassa Depositi e Prestiti. I grillini vogliono difendere il proprio fortino contro l'assalto dei dem: on è un mistero che la nomina di Palermo (ad di Cdp) sia stata caldeggiata dal M5S.

Un punto su cui sembra difficile trovare una mediazione. E il rischio di arrivare a una soluzione pasticciata è altissimo. Dal vertice trapela (come al solito) ottimismo: «Tutti insieme compatti si sta cercando di trovare la soluzione migliore. È il momento di dare un segnale chiaro al Paese e di puntare sulla ripartenza», spiegano fonti di governo.

La posta in gioco è altissima: 10 miliardi (per un effetto leva da 200 miliardi di prestiti garantiti). Il meccanismo è semplice: l'impresa va dalla banca, che eroga il prestito. Se non riesce a restituirlo allora subentra la garanzia dello Stato. Sace o Cdp? Il ministro Gualtieri insiste sulla prima opzione, per rendere più fluida la distribuzione della liquidità alle imprese grazie alla rete con le banche che è già in capo a Sace. I Cinque Stelle resistono.

Sciolto il secondo nodo: la percentuale delle garanzie sui prestiti. Si sarebbe deciso di assicurare una copertura (da parte dello Stato) al 100% sui prestiti erogati dalle banche alle imprese. Altre misure entreranno nel decreto liquidità: stop agli adempimenti fiscali, prestiti fino a 25mila euro per piccole imprese e professionisti, uno scudo antiscalate per difendere le imprese italiane in settori strategici e rinvio in autunno delle elezioni. Il governo punta a sospendere i pagamenti di Iva, ritenute e contributi per i due mesi. Nello stop rientreranno anche quelli di agenzia Entrate-Riscossione a partire dai pignoramenti presso terzi.

Altro punto centrale sarà il rafforzamento del golden power: in via transitoria per un

anno sarà esteso lo scudo anti acquisizioni straniere all'approvvigionamento alimentare e alle infrastrutture o tecnologie critiche in materia di salute. Per il resto, il decreto liquidità è ormai pronto. Oggi il via libera.

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