
Donald Trump parlerà oggi con Vladimir Putin, e il presidente americano spera di incassare a breve dal collega russo il via libera alla proposta di un cessate il fuoco di trenta giorni in Ucraina. «Vedremo se avremo qualcosa da annunciare, forse entro martedì. Abbiamo lavorato molto nel weekend», ha detto il tycoon riferendosi al suo colloquio con lo zar del Cremlino.
L'attesa telefonata sarà la prima conversazione nota tra i due leader da quando Kiev ha accettato il piano per la tregua sostenuto dagli Stati Uniti, a patto che la Russia faccia lo stesso. Parlando con i giornalisti, The Donald ha ripetuto che «vogliamo vedere se possiamo porre fine a questa guerra. Forse ci riusciremo, forse no, ma penso che abbiamo ottime possibilità». «Parleremo di terre, parleremo di centrali elettriche», ha aggiunto quando gli è stato chiesto delle concessioni: «Ne abbiamo già discusso molto da entrambe le parti, Ucraina e Russia. Ne stiamo già parlando, dividendo alcuni beni».
Mentre Trump ha reso noto ancora una volta il suo inequivocabile desiderio di mediare un cessate il fuoco il più rapidamente possibile, Putin pare voler sfruttare il momento per ottenere altre concessioni, e le affermazioni del comandante in capo sulla «divisione» delle risorse ucraine stanno suscitando parecchie domande. Il commento sulle centrali elettriche, peraltro, è arrivato poco dopo che il suo inviato Steve Witkoff menzionasse un «reattore nucleare» in un'intervista con Cbs News in quello che sembrava un riferimento alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, ancora sotto il controllo di Mosca ma rivendicata dall'Ucraina come una priorità nei negoziati e nella cui area avvengono spesso attacchi aerei che mettono in allarme l'agenzia internazionale per l'energia atomica. «Non voglio anticipare i negoziati, ma posso dire che siamo sulla linea delle ultime dieci yard dalla pace - ha detto la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt -. Non siamo mai stati più vicini a un accordo di quanto lo siamo in questo momento. E il presidente, come sapete, è determinato chiuderne uno».
Dal Cremlino, intanto, il portavoce Dmitry Peskov non ha fornito dettagli sugli argomenti che saranno discussi, limitandosi a dire che «i contenuti delle conversazioni tra i due leader non possono essere discussi a priori» e ammonendo che è «una prospettiva assolutamente pericolosa» quella di cui stanno parlando i Paesi europei interessati a inviare truppe in Ucraina. Ma ha pure ribadito che Mosca e Washington sono sulla strada per ripristinare le relazioni bilaterali, e la telefonata di oggi è un passo importante. In ogni caso, le possibili soluzioni negoziali per porre fine al conflitto in Ucraina saranno ovviamente il tema principale. Il leader di Kiev Volodymyr Zelensky, da parte sua, ha affermato che «la Russia ha rubato quasi un'altra settimana, una settimana di guerra che solo lei vuole», assicurando allo stesso tempo che «faremo di tutto per intensificare ulteriormente la diplomazia e per rendere la diplomazia efficace».
Intanto il New York Times ha fatto sapere che l'amministrazione Trump ha deciso di ritirarsi dall'organismo internazionale istituito nel 2023 dall'Unione europea per indagare sui leader responsabili dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, tra cui Putin. «Il dipartimento di Giustizia ha informato in sordina i funzionari europei che gli Stati Uniti si stanno sfilando da un gruppo multinazionale creato per indagare sui leader responsabili dell'invasione», hanno spiegato le fonti del giornale. «La decisione di ritirarsi dall'International Center for the Prosecution of the Crime of Aggression against Ukraine, a cui l'amministrazione Biden ha aderito nel 2023, è l'ultima indicazione dell'allontanamento dell'attuale governo Usa dall'impegno del presidente Joe Biden di ritenere Putin personalmente responsabile dei crimini commessi», ha proseguito il Nyt.
L'organismo, gestito da Eurojust, è stato creato per ritenere la leadership della Russia - coi suoi alleati Bielorussia, Corea del Nord e Iran - responsabili di crimini, definiti come «aggressione» ai sensi del diritto e dei trattati internazionali, che violano la sovranità di un altro Paese.
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