La missione algerina del premier Draghi si inserisce in un più ampio progetto del governo in Africa con l'obiettivo di diversificare le forniture di gas dell'Italia diminuendo al tempo stesso l'import dalla Russia. L'accordo con l'Algeria prevede di aumentare le forniture per 9-10 miliardi di metri cubi l'anno, un volume pari a circa il 30% del gas naturale che oggi acquistiamo dalla Russia. La cooperazione tra Roma e Algeri non si limita però solo al gas ma apre importanti opportunità per le aziende italiane nel campo del fotovoltaico e dell'idrogeno poiché il governo algerino ha recentemente approvato una strategia nazionale che mira a promuovere le energie rinnovabili ed accelerare la transizione energetica.
L'incontro tra Draghi (accompagnato dai ministri Di Maio e Cingolani) e il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, è solo il primo di una serie di visite in Africa nelle prossime settimane nella Repubblica democratica del Congo, in Angola e Mozambico previste entro la fine del mese a testimonianza della centralità della questione energetica.
Senza dubbio si tratta di una partita strategica per gli interessi nazionali e con ricadute non solo di carattere energetico ma anche geopolitico, non a caso il dossier energetico è seguito a stretto contatto dal governo e dall'Eni con l'ad Claudio Descalzi che già il 3 aprile si era recato in Algeria per preparare l'accordo. Il gas dovrebbe arrivare in Italia attraverso il gasdotto Transmed rendendo così l'Algeria il primo fornitore per il nostro paese ma soprattutto garantendo una velocità nell'approvvigionamento imprescindibile in questa fase. Sarebbe però sbagliato derubricare l'attivismo italiano in Africa come limitato a un momento emergenziale poiché i piani di sviluppo dell'Eni prevedono una crescita di investimenti e attività nei paesi africani nei prossimi anni. Oltre al Nord Africa, a sud del Sahara i principali hub dell'Eni si trovano in Congo, Angola, Nigeria e Mozambico dove, a discapito del recente approdo del cane a sei zampe (a partire da metà anni duemila), la presenza delle attività estrattive è aumentata in modo considerevole. Per testimoniare l'importanza del piano di sviluppo, basti pensare che a garantire la sicurezza delle infrastrutture è stato sottoscritto un protocollo di intesa con la Marina militare nel 2021. Nonostante ciò, non mancano i rischi e le difficoltà in particolare nella parte subsahariana dove, oltre alla concorrenza dei paesi occidentali, ci si scontra con l'iperattivismo della Cina e della Russia.
Propri i russi e i cinesi hanno aumentato negli ultimi anni la propria influenza con investimenti miliardari che non si limitano al campo dell'energia o dell'economia ma interessano anche l'ambito militare potendo così contare su relazioni privilegiate con molti governi locali, per questo l'Italia non può permettersi di rimanere indietro in questa partita di carattere energetico ma anche geopolitico.
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