Le Ong storcono il naso alla linea del Viminale. Prima ce l'avevano con le nuove regole da seguire in caso di soccorso in mare di migranti, tanto che in una nota congiunta chiedevano al governo di ritirarle, ora non sta bene il criterio di assegnazione dei porti per gli sbarchi. A innescare la polemica sono la Geo Barents di Medici senza frontiere, che ha a bordo 73 migranti, e la Ocean Viking di Sos Mediterranèe, con 37 migranti, entrambe autorizzate all'attracco ad Ancona, che è previsto per mercoledì mattina. Lo ritengono «troppo lontano» e tirano la lezioncina che, secondo le leggi internazionali marittime, bisognerebbe assegnare il luogo più vicino alla posizione della nave. Msf oltre a chiedere al ministero dell'Interno un porto più vicino rispetto ad Ancona distante 3 giorni e mezzo dalla Geo Barents, aveva chiesto di potere trasbordare i migranti sulla Ocean Viking in quanto diretta ad Ancona, porto «lontano» anche secondo Sos Mediterranèe. «Dista 1.575 km dall'area di operazioni, a 4 giorni di navigazione dice la Ong francese -. Le previsioni meteo sono in peggioramento da domenica notte, esponendo i naufraghi a forti venti e a mare agitato». Ma il Viminale ha dato la sua indicazione e non ha assecondato nessuna richiesta. Del resto, sin dall'inizio del suo insediamento, il governo aveva palesato la volontà di affrontare il fenomeno immigrazione, puntando non solo su una regolamentazione di partenze e arrivi, quanto anche sulla redistribuzione dei migranti. E se per fare assumere le proprie responsabilità ai Paesi dell'Ue si dovrà sudare parecchio, un'iniziale redistribuzione sta avvenendo all'interno del territorio nazionale, nell'intento di alleggerire i porti da sempre vessati dagli arrivi, come quelli siciliani in primis e quelli calabresi, autorizzando le navi Ong ad attraccare per lo sbarco dei migranti in tutti i porti, anche quelli che finora non erano stati coinvolti o solo sporadicamente, come Livorno, Ravenna, Taranto Salerno, Bari, Gioia Tauro e, appunto, Ancona. Ma Msf passa all'attacco con una pesante denuncia: «L'invio simultaneo di due navi di ricerca e soccorso verso un porto lontano mostra le intenzioni delle autorità di ridurre il tempo da trascorrere nella zona Sar, pronte a rispondere a ulteriori chiamate di soccorso». A fare eco alla protesta delle due Ong sul porto assegnato c'è il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli, del Pd, che sottolinea che il Comune farà la sua parte, ma aggiunge che: «considerato che comunque le persone andranno redistribuite come d'altra parte succede anche quando sbarcano nei porti siciliani e calabresi, mi sfugge la logica di questa scelta. Appare davvero strano costringere queste persone ad affrontare ancora 1500 chilometri per arrivare a terra e poi essere distribuiti in qualche altro territorio. Sarebbe bene che il governo spieghi la sua strategia. Qual è il piano per dopo?». È noto però a tutti come i porti del Sud Italia siano già sotto pressione, visti i continui sbarchi che non hanno conosciuto sosta. Il Pd è già pronto a marciarci su con un'interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi per conoscere i criteri di individuazione dei porti. «Sempre più lontani» dicono i sinistri all'unisono con le Ong. Il Pd, tramite il senatore Antonio Nicita, vuole conoscere «i meccanismi di selezione dei porti» e sostiene che ne esistono «decine di più vicini, con banchine vuote e strutture professionali di accoglienza». Intanto non si fermano gli sbarchi a Lampedusa che, ieri ha accolto altri 186 migranti partiti da Sfax, in Tunisia.
Sono stati intercettati in mare su sei barchini da motovedette delle Fiamme gialle e della Capitaneria di Porto. L'hotspot di Lampedusa resta sotto pressione con un migliaio di ospiti, malgrado il trasferimento di 430 migranti in altri centri.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.