Le Ong fanno politica: a caccia di migranti per sfidare il governo

Le navi di nuovo in mare con l'obiettivo di mettere in difficoltà l'esecutivo di destra

Le Ong fanno politica: a caccia di migranti per sfidare il governo

Le navi delle Ong sono di nuovo in mare per imbarcare migranti in partenza dalla Libia e portarli in Italia. Ennesima sfida in vista del Natale, che servirà a far apparire ancora più brutto e cattivo il governo italiano che si oppone ai talebani dell'accoglienza. Humanity 1, che batte bandiera tedesca è a una settantina di miglia dalla Tripolitania e si sta dirigendo verso sud. Il 24 novembre aveva lasciato il porto spagnolo di Burriana, che le Ong utilizzano come fosse una base navale.

I tedeschi di Sos Humanity, finanziari dal governo e dalle chiese, hanno annunciato la nuova sfida alla stampa del loro paese: «Ora che l'Italia sta subendo questa svolta a destra dobbiamo dare l'esempio». Ovvero sbarcare migranti in Italia fregandosene delle ordinanze governative.

Mercoledì è salpata dal porto di Augusta anche Geo Barents, l'ammiraglia di Medici senza frontiere. Adesso si trova a Est della punta estrema della Sicilia. La nave, che batte bandiera norvegese, può imbarcare fino a mille persone e assieme alla Humanity 1 è stata protagonista del braccio di ferro con il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi fra fine ottobre ed i primi di novembre.

Anche una terza nave, più piccola, la britannica Aurora Sar ha salpato le ancore. A fine maggio aveva per la prima volta recuperato 89 migranti sbarcandoli a Lampedusa. Poi le autorità inglesi l'hanno bloccata sostenendo che non era autorizzata e omologata per i soccorsi nel Mediterraneo. La Ong inglese ha chiuso un accordo con la più potente Sea Watch. I talebani dell'accoglienza tedesca hanno subito annunciato una battaglia legale e adesso la nave d'appoggio è di nuovo in mare.

Negli ultimi giorni, a causa del mare mosso, il bollettino degli sbarchi è fermo a 94.341 arrivi dall'inizio dell'anno, oltre 30mila in più rispetto al 2021. Ieri sera, però, ero atteso un barcone dalla Cirenaica con oltre 150 persone a bordo. La Guardia costiera del generale Khalifa Haftar ha fermato mercoledì un vecchio peschereccio ancora più grosso con 500 migranti. Almeno 400 erano egiziani, che non scappano da un paese in guerra e gli altri profughi siriani.

Nel frattempo le Ong del mare fanno di tutto per affossare il processo di Trapani, che le riguarda, in fase di udienza preliminare. La madre di tutte le inchieste sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina con 24 indagati, che coinvolge pure due colossi come Msf e Save the children.

Sul caso di nave Juventa, degli estremisti tedeschi di Jugend Rettet, accusati di essere in combutta con i trafficanti non manca la melina degli interpreti. Da una parte se chi traduce dal tedesco è un ex poliziotto non va bene e dall'altra gli interpreti gettano la spugna mettendo in difficoltà la Procura. «Considero l'accusa contro il signor (.) e tutti gli altri membri dell'equipaggio - scrive chi ha rifiutato l'incarico all'ultimo minuto - () una violazione morale del più alto comandamento della nostra società: salvare vite umane». Le foto ed i filmati dei recuperi di migranti concordati con i trafficanti, sul mare liscio come l'olio in calde giornate di sole ad un passo dalla Libia, sono ininfluenti. L'interprete ammette che non sarebbe «neutrale in questo processo».

E nel mondo alla rovescia dell'accoglienza ad ogni costo scrive: «Dal profondo del mio cuore spero che sia i giudici che i magistrati () decidano a favore degli imputati (), che a mio avviso dovrebbero venire elogiati come eroi».

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