Le Ong subito in piazza. E il Pd cavalca la protesta

Le organizzazioni pro-migranti sfilano contro il governo. Ma fu Minniti il primo a regolamentarle

Le Ong subito in piazza. E il Pd cavalca la protesta

Dopo il testacoda alle urne, il Pd e il centrosinistra provano a ripartire dagli sbarchi. E si va in piazza a rimorchio delle Ong. L'appello a mobilitarsi è infatti delle associazioni che si occupano dei salvataggi in mare. E non solo. C'è anche Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Humans già leader dei disobbedienti. A Roma, all'Esquilino, sfilano una quarantina di sigle. Da Amnesty a Open Arms, da Sea-Watch ad Alarm Phone fino a Medici senza frontiere. Ufficialmente per chiedere di non rinnovare il Memorandum con la Libia per il contrasto all'immigrazione illegale. Ma, dopo la mossa del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che ha emanato una direttiva ai vertici delle forze di polizia - spiegando che se i migranti sono su navi battente bandiera straniera si può vietare lo sbarco in Italia - la giornata di rivendicazione dei «porti aperti» si trasforma anche in una piattaforma eterogenea per dissentire dal neo governo.

Protestano un migliaio di persone, a Roma. E alcuni dem ci si buttano a pesce; anche se quell'accordo fu firmato dal governo Gentiloni nel 2017, impegnando l'Italia, da sinistra, a fornire supporto tecnico e tecnologico alla controversa guardia costiera libica. Pezzi di un partito in pezzi corrono in piazza per preparare l'autunno caldo del governo. Prove generali di contestazioni in aula. «Porremo il problema quando ci sarà da discutere il decreto missioni», spiega al Giornale Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana.

All'Hotel Nazionale, alla conferenza stampa pre-corteo davanti a Montecitorio (dove alle associazioni è stato vietato manifestare come avviene per tutti da un paio d'anni), oltre a lui ci sono i deputati Elly Schlein e Matteo Orfini (dem), Angelo Bonelli (Europa Verde) e Riccardo Magi (+Europa). Si spiega che dal 2017 a ottobre 2022 quasi 100 mila persone sono state intercettate dalla Guardia costiera libica e riportate in Nord Africa. Le Ong gridano alla criminalizzazione. Ma fu l'allora ministro dell'Interno Minniti a elaborare il testo che imponeva un Codice di condotta alle associazioni. E oggi i dem avversano il Memorandum che istituì quella zona Sar in cui i guardacoste libici gestiscono le operazioni di «soccorso».

Che i libici non abbiano la stessa sensibilità italiana è indubbio. Ma la piazza a trazione Ong va oltre. Si dice che dal Memorandum Minniti più di 100 milioni di euro sono arrivati nelle tasche della guardia libica tra mezzi, formazione ed equipaggiamenti. E Sea Watch denuncia che quei soldi sono serviti anche a minacciare un loro aereo da ricognizione, il Seabird3, appena due giorni fa. «Non bisognerebbe fare accordi con chi non rispetta i diritti umani». Magi dichiara persino l'Italia «mandante delle violenze dei libici sui migranti» e annuncia d'aver depositato una proposta di legge per istituire una commissione parlamentare d'inchiesta che verifichi gli effetti dell'intesa Roma-Tripoli, affinché «finisca quel senso di omertà abbastanza trasversale».

Solo una nota da Lia Quartapelle, responsabile Esteri Pd: «Il governo spieghi come intende proseguire nel necessario rapporto con le autorità libiche, No a un rinnovo tacito». Se entro il 2 novembre l'esecutivo non revocherà o modificherà, verrà rinnovato automaticamente per altri 3 anni.

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