
«Quando esco? Oggi?». È da giorni che, ogni mattina, Papa Francesco rivolge questa domanda ai medici del Policlinico Gemelli. E questa per loro è stata la conferma che è arrivato il momento di farlo tornare a casa, a Santa Marta. È pronto. Ovviamente con la promessa di non strafare. Il suo percorso verso la guarigione infatti non termina con le dimissioni. Seguiranno altri due mesi di convalescenza (come indica nella foto Sergio Alfieri, direttore dell'équipe medica del Gemelli). Vuol dire tanto riposo, il minor numero di contatti possibili con la gente, incontri ma solo con poche persone per evitare di essere esposto a batteri. Sarebbe troppo rischioso il contrario.
La polmonite bilaterale polimicrobica è stata risolta ma ovviamente ci vorrà del tempo perché il fisico smaltisca totalmente i batteri e recuperi le difese immunitarie. «Quando si scioglie la prognosi dopo un'infezione così grave - spiega Alfieri - il posto migliore dove fare la convalescenza è casa propria. L'ospedale è il luogo dove si è a maggior rischio batteri».
Come saranno le giornate di Bergoglio una volta tornato a casa? Perché i medici parlano di «dimissione protetta»? Francesco proseguirà la terapia dell'ossigeno che, nelle scorse settimane è stata progressivamente alleggerita in una normale pratica di «svezzamento» respirtatorio. Luigi Carbone, medico referente del Papa, ha spiegato che «a Santa Marta avrà bisogno di ossigeno e, in caso di necessità, ci sarà la direzione di Sanità e igiene in Vaticano che fa un servizio h 24 per le emergenze».
Ogni giorno il Papa si dedicherà alla fisioterapia: sia quella fisica per ritrovare il tono muscolare (è notevolmente dimagrito e risente delle conseguenze dell'allettamento) sia quella respiratorie, per allenare i polmoni a una respirazione autonoma. C'è poi un altro problema da risolvere: quello della voce. «È normale che con la polmonite bilaterale si perda la voce - spiega Alfieri - Ci vorrà del tempo perché torni ma, rispetto a dieci giorni fa, ci sono già stati progressi».
Come mai si perde la voce? L'assenza di voce e la grande fatica nel parlare dipendono da un deficit di respirazione importante. Per di più l'ossigeno asciuga molto le mucose delle corde vocali e della laringe ma è un «effetto collaterale» facilmente rimediabile dopo poco tempo.
I medici hanno smentito la presenza di diabete: la glicemia negli scorsi mesi è stata alterata dall'infezione grave, ma il problema è stato risolto. Hanno invece confermato per, dal 14 fennraio ad oggi, Bergoglio per due volte ha avuto due «episodi molto critici ed è stato in pericolo di vita». Evidentemente con un recupero non scontato.
«Nei casi come quello del Papa si fanno 3-4 scalini verso il basso e non sempre si torna indietro. È lucido e orientato, ma già non aveva una grandissima mobilità - avverte Micheletto - che torni come prima è difficile. Si è parlato della voce, ma per parlare serve energia e fiato è normale che dopo quello che ha avuto ci voglia del tempo. Si rimane debilitati ma questo non vuole dire che abbia deficit neurologici perché parla non come prima.
Ha avuto episodi importanti di insufficienza respiratoria, il ritorno allo status precedente riguarda persone più giovani e senza comorbidità come ha invece il Papa. I due mesi di convalescenza sono importanti e vedremo sicuramente altri piccoli miglioramenti».
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