Il «ciclone Schlein» spacca il Pd e apre la strada alla scissione. L'ala liberal dei democratici è in fuga. E anche la fronda di sinistra, tra cui l'ex segretario Pier Luigi Bersani, si tira fuori. L'effetto Schlein è già finito? La regia del «vecchio» Franceschini provoca il primo scossone. Anche se la moglie del ministro, Michela Di Biase, precisa: «Elly non ha padrini».
Sulla strada di Schlein verso la guida del Pd c'è l'ostacolo della carta dei valori. L'idea della parlamentare indipendente, eletta nella lista del Pd, è quella di cambiare il manifesto valoriale del 2007. L'obiettivo è la svolta a sinistra. Posizionandolo il Pd sul versante ambientalista e radicale. Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, mette subito le mani avanti: «È in corso il tentativo di cambiare i fondamenti del Pd. Se verranno stravolti lascerò il partito perché sarà diventato altra cosa. Se non avverrà Schlein o non Schlein, Bonaccini o non Bonaccini, continuerò a stare nel partito a prescindere dai segretari. Esprimo molta simpatia per Schlein ma non credo sia la persona giusta per guidare il Pd a recuperare i sette milioni di voti persi dal 2007 ad oggi. Penso però sia un contributo positivo».
In uscita ci sarebbe anche la corrente di Base riformista che fa capo Guerini. E dopo l'euforia iniziale si raffredda pure Bersani: «Schlein ieri ha detto delle cose, anche come ricostruzione storica delle vicende, le ha dette in modo corretto. Naturalmente siamo ai primi passi. Qui bisogna che ciascun candidato, lei e gli altri dicano più precisamente, più chiaramente, quale partito nuovo abbiano in testa. Sia come programma politico, sia come riferimenti sociali, sia come statuto organizzativo e organizzazione. Questo ancora non è venuto fuori con chiarezza. Io mi appassionerò molto quando verrà fuori qualcosa di più preciso». Una fucilata contro la Schlein piomba da Rosy Bindi: «Lei l'anti Meloni? Ma non scherziamo». Un altro annuncio giunge dal presidente del Consiglio regionale della Toscana: «Troverei profondamente sbagliato stravolgere o cancellare il manifesto del Pd del 2007, perché significherebbe cancellare la nostra storia e quella di personalità come Prodi, Mattarella o Amato» - commenta Antonio Mazzeo. È un fiume di minacce. Il presidente della Puglia Michele Emiliano allontana l'incubo scissione: «Il congresso sarà una festa e non sarà certamente un conflitto tra persone. Non credo che ci sia bisogno di andare via. Il problema del Pd non è chi va via, come credo abbia detto Schlein, è chi deve entrare nel partito». Si delineano le alleanze.
Il presidente della Toscana Eugenio Giani si schiera: «Il congresso Pd mi pare stia andando verso Bonaccini». Il sindaco di Bologna Amedeo Lepore va con Elly Schlein: «Può portare persone nuove nel Pd». Circolano i primi sondaggi. A Roma e Milano trionfo di Bonaccini. In Emilia il pendolo è dalla parte dì Elly.
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