Ora i russi preparano la mobilitazione segreta di altri 100mila soldati. Ritirata da Zaporizhzhia

Militari allo sbaraglio, poche armi e niente divise invernali, ma il Cremlino vuole rinforzi sul campo. Mosca pronta a lasciare la centrale nucleare, a Kiev torna l'elettricità nelle case

Ora i russi preparano la mobilitazione segreta di altri 100mila soldati. Ritirata da Zaporizhzhia

Fino a che punto può arrivare la propaganda di Mosca? Anche tralasciando la realtà dei fatti, quotidianamente calpestata, quanto il regime russo è disposto a sacrificare in termini di uomini e risorse economiche? Tantissimo. Quasi tutto. Oltre alle balle che tutti i giorni gli organi ufficiali provano a propinare al mondo, ecco che la meglio gioventù russa viene trattata come carne da macello per gli interessi politici e personali di un ristrettissimo circolo di scendiletto dello zar. Migliaia di ragazzini privi di qualsiasi addestramento, poco e male armati e addirittura sprovvisti dell'abbigliamento adatto per affrontare il rigido inverno ucraino sono stati mandati al fronte. Non solo: con l'ordine di non arretrare le posizioni fino all'annunciata controffensiva di primavera, pena la mano pesante del regime. Ad arrivarci a primavera in queste condizioni. Vittime sacrificali.

Gli ultimi 300mila arruolati nell'ultima mobilitazione parziale ordinata da Putin sono al fronte così, allo sbaraglio. Se a ucciderli non sono gli ucraini a difesa del loro territorio, ci pensa il freddo. Però per le famiglie di questi ragazzi c'è Putin, pronti a definirli eroi. Che consolazione. Ma non è tutto. Perché mentre ufficialmente il decreto di mobilitazione firmato dallo zar non è ancora stato revocato, già si parla di altri soldati da mandare al fronte, 100mila, forse di più, per una nuova ondata di vittime designate da gettare in guerra. Il Cremlino continua a negare, fonti di intelligence dicono il contrario. E vista l'evoluzione del conflitto sul campo, facile pensare a quale sia la fonte meno credibile. E altri soldati potrebbero presto arrivare dai contingenti in Bielorussia. E a proposito di servizi segreti, quelli britannici, di solito molto attendibili, informano che è altamente improbabile che i russi riescano a concentrare sufficienti forze per sfondare le difese ucraine e catturare il resto dell'Oblast di Donetsk attualmente in mano agli ucraini. Altro elemento che fa propendere verso l'invio di nuove forze al fronte.

Intanto il conflitto va avanti, tra bombardamenti russi sui civili che non risparmiano nemmeno gli ospedali e l'emergenza energetica in molte città ucraine in cui si alternano situazioni di normalità con altre drammatiche. Ed emergono anche storie che sembrano uscite dalla letteratura del secolo scorso. Nella Kherson liberata e ora nel mirino della ritorsione di Mosca, gli ucraini hanno usato anche stratagemmi per la loro resistenza. Nell'ospedale Tropinka infatti, i medici si sono inventati un focolaio Covid per tenere all'esterno della struttura le truppe russe. Il primario dell'ospedale, di fronte all'esercito che voleva requisire l'ospedale, ha convinto tutto il personale ad indossare tute protettive sbandierando una pericolosissima ma inesistente epidemia, convincendo così i soldati a fare dietrofront. Sempre a Kherson, molto meno poetico l'esodo di civili in fuga dai missili e dal gelo che incombe.

E mentre a Kiev la corrente elettrica è tornata in quasi tutte le abitazioni dando un po' di respiro ai civili, i servizi speciali ucraini perquisiscono un'altra chiesa, la cattedrale della Natività di Ivano-Frankivsk, legata alla Chiesa ortodossa di Mosca sospettata di essere base di un centro sovversivo. Da Zaporizhzhia invece arriva una notizia che potrebbe svoltare le sorti della guerra.

Secondo il presidente dell'agenzia nucleare ucraina Energoatom Petr Kotin, l'esercito russo si starebbe preparando per lasciare la principale centrale nucleare d'Europa. «I segnali ci sono», spiega. Non un aspetto secondario, vista la centralità della base atomica per il Paese. Senza dimenticare quanto un grave incidente influenzerebbe le sorti dell'Europa ben oltre il conflitto.

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