Per ora si tratta soltanto di una programma ma l'Unione europea, con buonissime probabilità, porrà sul tavolo il tema dell'estensione della lista degli eurocrimini, inserendo i crimini d'odio. E per qualcuno può palesarsi l'ombra di un "mega Ddl Zan".
La ratio della mossa è tutta nell'introduzione di un documento passato nel Collegio dei commissari. Quello approvato questa mattina ed in cui si legge che "la Commissione proporrà di estendere l'elenco dei reati dell'Ue a tutte le forme di reati di odio e incitamento all'odio, sia a causa di razza, religione, genere o sessualità".
Vale subito la pena specificare come la comunicazione europea, che per il momento è soltanto una sorta di documento programmatico, abbia come scopo quello di contrastare una serie di reati d'odio. Si prevede che possano essere allargate le maglie giuridiche: "Negli ultimi decenni - si legge nella premessa della comunicazione - , c'è stato un forte aumento dei discorsi d'odio e dei crimini d'odio in Europa. Odiare ha fatto il proprio ingresso nel mainstream, nel rivolgersi ad individui ed a gruppi di persone che condividono o percepiscono come condivisa "una caratteristica comune", come razza, etnia, lingua, religione, nazionalità, età, sesso, orientamento sessuale, identità di genere, espressione di genere, caratteristiche sessuali o qualsiasi altra caratteristica fondamentale, o una combinazione di tali caratteristiche". Si dovrebbe esprimere il Consiglio europeo con una clausola specifica: la cosiddetta passerella. Ma bisogna che l'organo si esprima in maniera unanime. Poi, nel caso in cui la procedura andasse a buon fine, i reati d'odio potranno divenire eurocrimini.
I possibili reati presentati sono molti difformi tra loro. Questo è forse il motivo per cui qualcuno ha paventato dei rischi relativi a quelli che in Italia sono stati chiamati "reati d'opinione". Erano i tempi della discussione sulla proposta del parlamentare del Pd Alessandro Zan in materia di contrasto all'omotransfobia: dalle nostre parti non si faceva che discutere di come certe opinioni potessero divenire rilevanti sotto il profilo penale. Ma quali saranno i criteri tramite cui si deciderà, in caso di approvazione in Ue, di prevedere sanzioni? Siamo in una fase embrionale della discussione ed è importante rimarcare come esistano delle differenze enormi tra la materia su cui sarebbe potuto intervenire il Ddl Zan e questa comunicazione europea (che è molto diversa anche sotto il profilo giuridico): in questo caso, infatti, ci si occuperebbe pure della violenza domestica, del razzismo, delle discriminazioni religiose e così via. L'odio di cui parla l'Ue - come specificato in premessa - non è solo quello espresso nei confronti dell'orientamento sessuale: il discorso è generale ed arriva a toccare persino gli hate speech, ossia i discorsi mossi dall'odio o connotati da contenuti discriminatori.
In ogni caso, circola qualche preoccupazione. Tra queste, c'è quella espressa in merito dell'europarlamentare di Fratelli d'Italia Nicola Procaccini che, per mezzo di una nota stampa, è intervenuto così sul documento Ue: "Questa mattina la Commissione europea - ha tuonato - ha posto le fondamenta per la realizzazione di un mega DDL Zan in salsa europea. Monitoreremo da vicino l’evoluzione di questo processo. Non permetteremo che la libertà di pensiero e di parola vengano sacrificate ad esclusivo vantaggio dell’ideologia". E ancora: "Il rischio è che una definizione dei reati di odio, e di incitamento all’odio, a livello europeo, così come la predisposizione di sanzioni destinate a punirli, diventino l’occasione per inserire nel quadro legislativo europeo il reato di opinione, con tutte le conseguenze in termini di censura del pensiero critico, e non allineato, che questo comporterebbe". Insomma, ciò che il Parlamento ha evitato in Italia potrebbe, per Procaccini, ripresentarsi in versione continentale.
L'europarlamentare dell'Ecr, però, sembra temere la riemersione dell'ideologia gender: "L’introduzione tra gli eurocrimini dei reati di odio e di incitamento all’odio basati sul genere risulterebbe fuorviante anche dal punto di vista giuridico. E questo perché sotto il cappello del 'genere' vengono fatte rientrare categorie non chiaramente identificabili.
La legge, per definizione, deve basarsi sulla certezza, e non sull’interpretazione". Il timore del meloniano verte insomma sulla natura ideologica che il provvedimento allo studio presso la commissione Ue potrebbe portare in dote.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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