Ora la Bindi chiede le scuse del Pd

Il presidente della Commissione antimafia resta sulle sue posizioni e chiede un "risarcimento" dopo la bagarre sulla lista degli impresentabili

Ora la Bindi chiede le scuse del Pd

Ha scatenato un putiferio, consegnando a quarantott'ore dall'apertura delle urne l'elenco dei candidati "impresentabili". Una lista resa nota dalla Commissione Antimafia, con sedici nomi, che ha scatenato una bufera sul capo di Rosy Bindi.

C'era anche Vincenzo De Luca tra i nomi elencati. Il candidato dei Democratici era solo uno degli impresentabili "campani". È finito eletto come nuovo governatore della Regione, ma il Movimento 5 Stelle ha già depositato un esposto in procura. E su di lui pende la sospensioni dovuta all'applicazione della legge Severino.

Proprio De Luca è il nodo dolente di uno scontro interno al Partito Democratico. Se infatti molti si sono precipitati a fargli quadrato intorno dopo le elezioni, la Bindi rimane convinta che sul suo conto "il partito ha sbagliato". E non retrocede di un centimetro.

"Chiedo le scuse al mio partito - ha detto a Piazza Pulita il presidente della Commissione Antimafia -. Ritengo di avere diritto a un risarcimento". E tira una scoccata: "Io ho combattuto molte battaglie, ma l'ho sempre fatto a viso aperto".

Contro di lei si era espresso anche il presidente del Consiglio, consigliando di non utilizzare l'Antimafia per risolvere conti aperti tra membri del Pd. E la Bindi, indirettamente, risponde anche a lui: "Non si può arrivare a diffamare così una persona che sta svolgendo il proprio ruolo istituzionale".

"Il mio obiettivo non

era quello di favorire o danneggiare né il Pd né altre formazioni politiche", ha detto la Bindi a Piazza Pulita. E se anche lo scopo fosse stato quello, il responso delle urne dice tutt'altro: i nomi nella sua lista sono stati premiati dal voto.

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