Le ore di tensione tra la Lega e Draghi: ecco cos'è successo in Cdm

Momenti concitati nel Consiglio dei ministri: il premier cerca di mediare, poi tira dritto. Così Forza Italia e Carroccio hanno evitato l'aumento delle tasse

Le ore di tensione tra la Lega e Draghi: ecco cos'è successo in Cdm

Nessuno nasconde preoccupazione. D'altronde quanto accaduto ieri nel Consiglio dei ministri è un "gesto serio". E poco importa se la mossa della Lega sia dettata da questioni di principio (da sempre il Carroccio è contrario all'introduzione di nuove tasse) oppure, come maligna la stampa progressista, di rilvalsa dopo il voto: la realtà dei fatti narra che i ministri del Carroccio non prendono parte al Consiglio dei ministri. E prima ancora lasciano la cabina di regia. Ad agitare le acque del governo è il testo relativo alla delega fiscale, con il partito di via Bellerio che pone due questioni di fondo: non si può analizzare un documento così importante in soli trenta minuti né si possono disattendere gli accordi presi con i partiti di maggioranza.

Cosa è accaduto nel Cdm

Si capisce subito che non tira buona aria. La Lega chiede maggiore tempo per poter esaminare con più calma il provvedimento, ma il premier Mario Draghi vuole accelerare e sollecita gli esponenti del Carroccio a utilizzare i minuti rimasti per fare le loro valutazioni. Massimo Garavaglia capisce che i margini per mediare non ci sono. Giancarlo Giorgetti si limita a riferire che bisogna "chiedere a Matteo" il motivo di questa linea. Non c'è solo un problema di metodo, ma anche di merito: la riforma del catasto da giorni rappresenta un elemento di forte discussione.

Il presidente del Consiglio assicura che non ci sarà alcun aumento delle tasse. La Lega però prosegue per la sua strada e alla fine decide di disertare il Cdm. Le loro sedie sono vuote. Draghi avvisa la squadra di governo che la delegazione leghista non parteciperà. Ne prende atto e preferisce non aggiungere altro. A quel punto Andrea Orlando, ministro del Lavoro in quota Partito democratico, solleva la questione e denuncia "un fatto grave su un tema non secondario". Non trova però la sponda polemica del premier, che decide di tirare dritto.

La mossa di Letta

Ed ecco che in serata arriva la mossa del Pd: il segretario Enrico Letta riunisce i ministri dem, i vicesegretari e i capogruppo. Un vertice d'urgenza per valutare "l'ennesimo strappo" del Carroccio. Un atteggiamento che Letta si affretta a definire "gravissimo e incomprensibile". Alla fine la linea che trapela dal Partito democratico è semplice: l'esecutivo vada avanti. Ma il segretario non ci sta e incalza pubblicamente Salvini, accusandolo di avere un piano disfattista: "C'è il tentativo di far saltare il banco".

Muro del centrodestra contro le tasse

A scatenare il conflitto è la norma che prevede la revisione del catasto, frutto di una lunga mediazione tra i ministri Renato Brunetta e Daniele Franco. Il pressing di Forza Italia, scrive Massimiliano Scafi su ilGiornale in edicola oggi, ha tuttavia consentito di raggiungere un importante risultato: la mappatura non influenzerà in alcun modo le tasse. "Il testo è molto chiaro e lo abbiamo approvato con convinzione, nessun rischio per la casa", assicura l'azzurra Mara Carfagna.

Il presidente Draghi in conferenza viene interrogato sull'assenza dei leghisti in Consiglio dei ministri, e rimbalza al Carroccio il pallone infuocato: "Il motivo ce lo spiegherà Salvini". Ribadisce comunque che "l'azione del governo va avanti". E aggiunge che per capire quali siano le implicazioni sulla tenuta della maggioranza "bisogna aspettare cosa dice la Lega stessa a riguardo".

Segue così l'intervento di Matteo Salvini per spiegare le motivazioni di una scelta così forte. Innanzitutto fa sapere che la legge delega fiscale "non conteneva quanto previsto dall'accordo". Poi fa notare che il testo è stato consegnato "alle 13:30 per discuterlo alle 14". Solo mezz'ora per leggerlo: "Non stiamo parlando dell'oroscopo". Chiede a Draghi un cambio di passo e chiarezza. E scandisce nuovamente: noi "non avalliamo" nessun ipotetico aumento delle tasse.

Si rincorrono le voci di una possibile crisi di governo, ma

Salvini le stoppa subito: "Non è uno strappo". A fine serata l'allarme rientra e i toni sembrano placarsi. Magari nei prossimi giorni i due si potrebbero incontrare per "superare le incomprensioni".

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