
«Non si può parlare di pace se questa coincide con la sconfitta dell'Ucraina. Occorre trovare un equilibrio che garantisca stabilità e sicurezza». Il leader azzurro, Antonio Tajani, dal palco del convegno «Le radici cristiane, il futuro dell'Europa» che si è tenuto ieri a Pietrelcina (Bn), prende una posizione netta riguardo l'ipotesi di una conclusione a breve del conflitto tra Russia e il Paese guidato da Zelensky. Una posizione, la sua, che rispecchia quanto da tempo il Ppe va ripetendo. L'arrivo di Trump alla Casa Bianca rappresenta, per la grande famiglia dei popolari europei, un nodo difficile da gestire. E l'idea di un accordo Russia Stati Uniti sulla pelle degli ucraini non è augurabile. Si tratta di una posizione che si distingue visibilmente da quelle assunte dagli alleati di governo.
Dietro la difesa dell'Ucraina, per il ministro degli Esteri, c'è anche il sostegno alla posizione che in questo contesto deve assumere l'Unione europea. «L'Europa, e l'Italia, devono essere protagoniste per costruire la pace: non è immaginabile un tavolo senza la presenza della Ue».
Dallo stesso palco, il segretario azzurro sottolinea che non c'è alternativa all'essere europeisti». Non si tratta soltanto di rispettare quelli che da sempre sono i valori fondativi del Ppe (radici cristiane, libertà, solidarietà e centralità della persona), ma anche di riconoscere che l'Europa è determinante per costruire la pace e per essere una grande protagonista nel futuro, verso gli Stati Uniti nostri principali interlocutori, per confrontarci con la Cina, l'India e la Federazione russa. L'Europa serve a noi italiani per sentirci più sicuri e più protetti e non c'è alternativa all'essere europeisti».
E un altra ragione per prendere una posizione differente da quelle assunte dagli alleati si è visto in occasione dell'assemblea europea dei «Patrioti» che a Madrid due settimane fa hanno lanciato l'acronimo Mega (make Europe great again) sulla falsa riga del Maga. In quell'occasione il nemico comune appariva essere proprio la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, la cui politica appare ai «patrioti» inconsistente e inefficace nel difendere gli interessi europei, rivolgendo anche un appello proprio al Ppe per esortarlo a mollare l'alleanza con i socialisti e sostenere la politica trumpiana. L'irritazione degli azzurri, rappresentanti italiani del Ppe, non si è fatta attendere. «Siamo eredi di tradizioni culturali e politiche ben più solide di quel che rappresenta Musk - è la replica del capogruppo alla Camera Paolo Barelli -. Noi guardiamo a De Gasperi, Adenauer, Schuman, Kohl, Churchill e De Gaulle e portiamo nel cuore Berlusconi».
La posizione di Forza Italia risulta ferma ai principi già espressi in occasione dell'elezione di Trump. E sulla partecipazione della Meloni al Cpac, Tajani taglia corto. «Ognuno parla alla sua famiglia». Segno che la «famiglia» azzurra rivendica valori e idee differenti se pur conciliabili all'interno di una maggioranza di governo.
Augurandosi la vittoria della Cdu alle elezioni di oggi in Germania («Guai ai fondamentalismi, guai a chi è nemico dell'Italia come Afd che dice che bisogna uscire fuori dall'euro, perché noi abbiamo un debito pubblico alto») e incassando gli auguri dell'ex premier spagnolo Josè Maria Aznar («Abbiamo bisogno di partiti solidi, partiti seri, partiti con una storia, come Forza Italia»), Tajani aggiunge alla sua road map alcuni punti fermi già difesi e sostenuti in passato come la costituzione di un esercito comune dell'Unione europea e l'istituzione degli Stati uniti d'Europa.
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