Avvicinavano con una scusa le vittime consentendo ai complici - a seconda delle circostanze armati di pistola, taser, coltelli, bastoni e mazze da baseball - di immobilizzarle e aggredirle ferocemente, per poi rubare denaro, telefoni cellulari, effetti personali e carte bancomat. Era questo il consolidato modus operandi della banda di giovani autori di rapine nella zona industriale di Padova. In carcere sono finiti due marocchini di 23 anni residenti a Fossò (Verona), mentre altre 7 persone, tra cui 6 minorenni, sono indagati e la loro posizione è al vaglio delle rispettive autorità giudiziarie. Per i due arrestati i reati contestati sono di rapina aggravata, uno di estorsione aggravata e uno di porto illegale di armi. Nel complesso, i 9 indagati sono accusati a vario titolo anche per altri 6 reati di rapina, lesioni personali aggravate, sequestro di persona, minacce, violenza privata, porto illegale di armi e oggetti atti ad offendere, indebito utilizzo di carte di pagamento e danneggiamento delle autovetture di alcune delle persone offese. Le indagini hanno avuto inizio a seguito di un grave episodio avvenuto la notte dell'11 giugno, quando un pensionato era stato aggredito con pugni, calci e colpi sferrati con una mazza da baseball, da 4 malviventi che gli avevano sottratto anche anello in oro, due telefoni cellulari e 150 euro in contanti. I rapinatori, «utilizzando un arnese acuminato, incidevano sulla carrozzeria della sua autovettura frasi di inequivocabile contenuto omofobo».
Riscontrato che la zona dell'aggressione era nota come luogo di incontri tra persone omosessuali, i carabinieri hanno poi accertato che, oltre alla rapina al pensionato, erano stati commessi altri 9 episodi da parte di una banda di giovani, travisati da passamontagna e maschere.
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