Italia e Pakistan sono d'accordo. L'accusa per Shabbar Abbas, 46 anni, è quella di omicidio.
Si è conclusa martedì pomeriggio, dopo un anno e mezzo, la latitanza dell'uomo accusato di aver ucciso nell'aprile 2020 a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, Saman, la figlia diciottenne, che si era sottratta al matrimonio combinato con il cugino. La moglie Nazia Shaheen, invece, è ancora a piede libero, nonostante come il marito sia stata rinviata a giudizio a Reggio Emilia, a conclusione delle indagini di Procura e carabinieri. Per la coppia l'accusa è di sequestro di persona e soppressione di cadavere in concorso con altri tre parenti, uno zio e due cugini della vittima, che sono già in prigione in Italia.
Martedì quando Shabbar è stato arrestato nella zona del Punjab era solo e non ha opposto resistenza. A Islamabad, dove è stato trasferito, oggi gli verrà notificata in udienza la «red notice» dell'Interpol, che segue il mandato di cattura internazionale. Nei confronti dei due coniugi latitanti l'allora ministra della Giustizia Marta Cartabia aveva firmato la richiesta di estradizione e la polizia federale martedì si è avvalsa della polizia del Punjab per l'operazione. L'arresto provvisorio evidenzia che Italia e Pakistan, con l'intermediazione dell'Interpol, condividono entrambi l'accusa di omicidio per l'arrestato, anche se inizialmente due giorni fa si era sparsa la notizia che fosse stato fermato per frode. Ora sarà lo Stato del Pakistan, tramite un giudice o una corte, a stabilire se ci sono presupposti validi per concedere o meno l'estradizione di Shabbar. Su questo punto la strada sarebbe aperta, anche se dipende molto dalla linea difensiva che sceglierà l'avvocato della difesa.
Il matrimonio combinato, che in Italia è aberrante, in Pakistan è frequente. Ma la fine della diciottenne, tenuta ferma dai cugini, Ikram Ijaz, 28 anni, e Nomanhulaq Nomanhulaq mentre lo zio Danish Hasnain la strangolava con il placet dei genitori non ha giustificazioni.
«Abbiamo appreso l'arresto in Pakistan del padre di Saman - ha dichiarato l'Imam di Catania, Abdelhafid Kheit -. La speranza è che la giustizia faccia il suo corso e che i colpevoli abbiano la giusta e dura condanna per ciò che hanno fatto. Anche l'arresto ha la sua rilevanza a livello diplomatico dimostrando la collaborazione tra i servizi Italiani e quelli Pakistani. Con l'augurio che lo stesso venga fatto per i responsabili dell'uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni, per il quale fino ad oggi non c'è stata giustizia». Durissimo anche il commento su Twitter del vicepremier Matteo Salvini: «Se colpevole, deve finire i suoi giorni in galera. E non chiamatelo padre ma verme, per rispetto alla povera Saman».
Il presidente della Federazione dei Pakistani in Italia, Raza Asif, spera che la giustizia faccia il suo corso e che siano puniti i responsabili. «La comunità pakistana aveva sin da subito condannato il fatto senza se e senza ma, c'erano state anche manifestazioni a Novellara e abbiamo fatto una grande opera di sensibilizzazione continua Raza Asif . Siamo soddisfatti.
Speriamo davvero che il Pakistan collabori per l'estradizione affinché sia processato in Italia per rispondere alle accuse della magistratura. Il caso non resti impunito. I figli che nascono qui non sono solo pakistani, ma anche italiani; dobbiamo dargli la nostra cultura ma anche rispettare le cultura italiana».
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