"Palazzo Chigi è uscito dalle sue competenze. Ora deve rimediare"

L'ex capo della Cei: protestare è giusto, la vita della comunità cristiana riguarda la Chiesa

"Palazzo Chigi è uscito dalle sue competenze. Ora deve rimediare"

Mentre la Conferenza episcopale italiana e il governo continuano a litigare sulla Messa, c'è chi ha le idee molto chiare: il cardinal Camillo Ruini che dal 1991 al 2007 ha guidato proprio la Cei. Lo abbiamo intervistato.

Qualche giorno fa, il Papa ha ricordato che quella delle chiese vuote non è la «Chiesa vera». Si auspica almeno un parziale ripristino della normalità nella fase 2? L'eucaristia, per un cattolico, è sempre un'urgenza...

«L'eucaristia per i credenti è anzitutto un bisogno, il bisogno del pane della vita. Il Papa ha dato voce a questo bisogno che riguarda tutta la Chiesa. Purtroppo il governo, nell'ultimo decreto della Presidenza del consiglio, ha disatteso questo bisogno, arrogandosi competenze non sue riguardo alla vita della comunità cristiana. Bene ha fatto quindi la Conferenza episcopale a protestare con forza. Ora il governo ha il dovere di rivedere le sue posizioni».

Una considerazione sull'Italia che verrà?

«Più che sull'Italia che verrà preferisco dire una parola sull'Italia che spero possa venire. Vorrei che da questa pesante esperienza l'Italia - cioè tutti noi italiani - impari a essere più solidale, anche quando il coronavirus sarà passato. Vorrei che riprendesse vigore la nostra fiducia in Dio, la capacità di mettere Dio al centro del nostro progetto di vita. Vorrei che finalmente ci preoccupassimo del futuro dell'Italia, quindi dei figli e delle nascite, senza i quali non c'è futuro. Vorrei anche puntare sulla libertà e sulla responsabilità, che sole possono mettere fine al nostro declino».

Cardinal Ruini, l'Europa è stata e sarà di esempio in relazione alla tutela valori non negoziabili? Tra questi valori, ovviamente, c'è il diritto alla vita...

«Purtroppo, da molto tempo l'Europa non è più un esempio di tutela del diritto alla vita, come del valore della famiglia. Lo scoppio di questa pandemia ha fatto nascere nuove tentazioni, come quella dell'immunità di gregge, che prevede di sacrificare molte vite per non limitare le attività economiche e produttive. Nel complesso però questa tentazione è stata respinta: la coscienza della gente rifiuta infatti scelte di questo genere. Ci sono altre maniere per contemperare la tutela della vita con la salvaguardia delle attività produttive, pure esse necessarie proprio perché la gente abbia di che vivere, anche nel tempo del coronavirus».

Lei ha da poco dato alle stampe «Un'altra libertà», un libro edito da Rubettino. Un'opera che ha scritto con il senatore Gaetano Quagliariello. Come si conciliano la libertà e la tutela della salute pubblica nel quadro di un'emergenza pandemica?

«Sia la libertà sia la tutela della salute non sono degli assoluti. Vanno realizzati nel concreto delle situazioni. Nel caso di una pandemia sono inevitabili delle restrizioni della nostra libertà, per limitare il contagio. Questo però non significa che le pubbliche autorità abbiano mano libera nel limitare o addirittura sopprimere, sia pure temporaneamente, le libertà che ci appartengono in quanto persone e che in Italia sono anche costituzionalmente garantite. A questo riguardo dobbiamo tutti vigilare».

Cardinal Ruini, di questi tempi è tornata in auge l'immagine di don Camillo, quello di Guareschi, che dalla torre campanaria inoltra un messaggio alla popolazione durante l'alluvione...

«Camillo è anche il mio nome e ricordo che quando, ventenne, passai un'estate in Austria per imparare il tedesco, il fatto che io, seminarista mingherlino, portassi il nome del don Camillo di Guareschi suscitava incredulità e ilarità. Parlando seriamente, il coronavirus ha ricordato a tutti la nostra fragilità, i limiti del nostro potere.

Dovrebbe quindi renderci più umili e più consapevoli della nostra realtà di creature, quindi più aperti alla fede: molti indizi ci dicono che così sta effettivamente avvenendo. Niente però è scontato: rimaniamo sempre persone libere e la fede è una risposta libera a Dio che bussa alla porta della nostra vita».

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