Papà Kaili dai giudici. E il Qatargate spacca i socialisti europei

La dimostrazione più chiara dell'impatto devastante che l'inchiesta sul Qatargate sta avendo verso il gruppone della sinistra all'Europarlamento arriva ieri, quando viene affrontata la prima, spinosa scadenza

Papà Kaili dai giudici. E il Qatargate spacca i socialisti europei

La dimostrazione più chiara dell'impatto devastante che l'inchiesta sul Qatargate sta avendo verso il gruppone della sinistra all'Europarlamento arriva ieri, quando viene affrontata la prima, spinosa scadenza: la nomina del nuovo vicepresidente dell'assemblea di Strasburgo al posto di Eva Kaili, la socialista greca in carcere dal 9 dicembre con l'accusa di associazione a delinquere e corruzione. Negli accordi interni al Parlamento il posto spetta ai Socialisti&Democratici, il gruppo di cui fa parte la Kaili e che aveva tra i suoi più brillanti esponenti fino al 2019 l'italiano Antonio Panzeri, anche lui oggi in carcere. Chiamati a indicare un nuovo nome, gli S&D si lacerano, il candidato ufficiale Marc Angel, lussemburghese, viene boicottato da una fetta consistente del gruppo: una frattura che è facile leggere come una polemica contro la capogruppo, la spagnola Iratxe Garcia Perez, colpevole (nella migliore delle ipotesi) di non essersi accorta dei mercanteggiamenti che avvenivano sotto il suo naso, con autorevoli esponenti pronti a vendere alla lobby di Panzeri i propri interventi.

La spaccatura interna all'eurogruppo della sinistra sulla successione alla Kaili arriva nelle stesse ore in cui il padre della socialista agli arresti viene interrogato dagli inquirenti. L'uomo era stato fermato mentre portava in albergo dei sacchi di soldi appena prelevati dall'appartamento che la figlia condivide con Francesco Giorgi, assistente parlamentare di Panzeri e poi del dem italiano Andrea Cozzolino. Papà Kaili era stato arrestato e liberato l'indomani, avendo avuto un ruolo marginale nell'intera vicenda. Ieri i pm potrebbero essere tornati a chiedergli cosa gli avesse detto la Kaili sull'origine del denaro, di cui nei suoi interrogatori la donna ha attribuito la colpa a Giorgio («che conservava cose per Panzeri e forse per Cozzolino»). In contemporanea è stata interrogata di nuovo anche la Kaili. Per ora la deputata resta in carcere, la prossima udienza sulla sua richiesta di ottenere almeno i domiciliari per occuparsi della figlia sarà valutata il 18 gennaio.

A confermare del terremoto che l'inchiesta «Mezzo» (questo il nome in codice dell'operazione) ha creato nella sinistra europea arriva anche l'annuncio delle dimissioni della belga Marie Arena dalla guida della commissione Diritti dell'uomo dell'Europarlamento. La Arena non è indagata ma compare in tutte le carte come contatto stretto di Panzeri, gli inquirenti hanno censito in meno di un anno 389 contatti con l'ex deputato italiano; in più di un'occasione le prese di posizione della Arena in discussioni e votazioni sono apparse teleguidate da Panzeri.

Sulla belga pesa anche un viaggio in Qatar a spese del governo locale, mai dichiarato pubblicamente: «Un errore», ammette ora la donna. «Dico a gran voce che non sono coinvolta in alcun modo in questa vicenda. Ma, alla luce degli attacchi politici e mediatici delle ultime settimane ho deciso di dimettermi da presidente».

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