Sincero e schietto come sempre. Papa Francesco ieri, nel corso di una intervista rilasciata in spagnolo e trasmessa dal canale streaming ViX di Televisa Univision, ha parlato delle sue condizioni di salute e del suo futuro, smorzando diverse voci che circolavano nelle ultime settimane su una sua possibile rinuncia al ministero petrino.
«Non ho nessuna intenzione di rinunciare, per il momento no - ha detto rispondendo alle domande delle giornaliste messicane Maria Antonieta Collins e Valentina Alazraki -. Al momento non sento che il Signore me lo chieda, se sentissi che me lo chiedesse, sì».
Ha definito una «casualità» il fatto che a fine agosto andrà a L'Aquila dove è sepolto Celestino V, nei giorni del Concistoro. Papa Francesco ha sottolineato però di aver sempre pensato che il suo tempo in Vaticano sarebbe stato breve, «ma non me ne rendevo conto e sono passati nove anni». A proposito dei dolori al ginocchio, Bergoglio ribadisce che «gli fa un po' male» e che si sente un pò «sminuito» anche se ora può camminare. Tuttavia il viaggio in Congo «certamente» non lo avrebbe potuto fare.
Per ora, dunque, a lasciare non ci pensa proprio. «Ma se vedo che non posso, o mi faccio male o sono un ostacolo aspetto l'aiuto per prendere la decisione di ritirarmi» ammette.
Rispondendo sulla possibilità di avere delle norme relative alla figura del Papa emerito, Francesco osserva che «la storia stessa aiuterà a regolamentare meglio, la prima esperienza è andata molto bene, perché Benedetto XVI è un uomo santo e discreto». «In futuro - aggiunge - conviene delimitare meglio le cose, spiegarle meglio».
Ancora una volta, parlando appunto di Ratzinger, lo fa con grande affetto e confida che prova gioia ogni volta che lo va a visitare al monastero Mater Ecclesiae: «Ho grande simpatia per la bontà di Benedetto XVI, che si è dimesso da papa e conduce una vita di pensione, lettura, studio e scrittura». Bergoglio ci tiene però a sottolineare che, il giorno di un suo eventuale pensionamento, preferirebbe essere considerato «vescovo emerito di Roma», non «Papa emerito». «Se sopravvivo - spiega - dopo le dimissioni, vorrei confessare e andare a vedere i malati». Non vivrebbe in Vaticano, né tornerebbe nella natia Argentina. Vorrebbe invece trovare una chiesa a Roma dove poter continuare a confessare. Al suggerimento che potrebbe stabilirsi nella Basilica di San Giovanni in Laterano, la tradizionale sede del vescovo di Roma, risponde «forse».
Riguardo all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, spiega che preferisce parlare delle vittime piuttosto che dei carnefici, «del Paese che viene attaccato» e delle «cose selvagge che leggiamo e che sappiamo già chi le fa».
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