Quanto vale la galassia che va dai No Vax ai No Euro ai No Pass? Quanto peserà nelle urne l'ombra dell'inchiesta della Procura di Bergamo contro Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Regione Lombardia per la mancata zona rossa? Quanto pesano i voti di chi pensa che il Covid sia stato mal gestito, che il pass sia stata una forzatura delle regole democratiche, che i vaccini siano stati un abuso di Stato? Nella frammentazione del quadro politico Gianluigi Paragone gioca la sua partita con un esercito un po' strampalato ma al telefono con il Giornale ostenta ottimismo e assicura: «Supereremo ampiamente la soglia del 3%».
Nella sua squadra ha già ingaggiato alcune icone No Pass come il capo dei portuali triestini Stefano Puzzer («L'ho dovuto convincere a lungo, perché lui non voleva assolutamente partecipare»), l'odontoiatra Andrea Stramezzi che si è occupato di cure anti Covid, il vicequestore anti Green pass di Roma Nunzia Alessandra Schilirò, che per le sue posizioni è stata sospesa dal servizio e dallo stipendio, la giornalista No Vax di Mediaset Raffaella Regoli e il collega blogger anti Ue Francesco Amodeo fino a Consuelo Locati, il legale che guida il team che rappresenta i familiari delle vittime della Bergamasca morti nella prima e nella seconda ondata. «Ti do un altro nome», annuncia Paragone: «Candideremo anche la giudice di Pisa Lina Manuali», che nel novembre del 2021 ha assolto un cittadino dall'accusa di avere violato un Dpcm per essere uscito di casa durante la pandemia, facendo carta straccia delle pasticciate, contraddittorie e confuse disposizioni di Giuseppe Conte.
Le posizioni di Italexit possono attrarre diversi delusi, non necessariamente elettori No Vax. Dai delusi Cinque stelle (Italexit corre insieme agli ex M5s di Alternativa) ma anche dalla Lega, partiti che hanno dimenticato le loro battaglie sulla sovranità monetaria. «Ti ricordi le felpe No Euro di Matteo Salvini? Io sì (ride, ndr). Da me a raccogliere le firme ci sono anche ex comunisti, persone di sinistra che hanno condiviso con noi le storture sull'obbligo vaccinale»,per non parlare del pasticcio sulle mancate terapie domiciliari, con il ministro Speranza talmente inchiodato alla «tachipirina e vigile attesa» da aver difeso questa ricetta anche davanti a Tar e Consiglio di Stato mentre terapie come le cure al plasma di Giuseppe De Donno fino ai retrovirali tipo il remdesivir che il ministero ha osteggiato e ostacolato a lungo.
Quando chiediamo come sta andando la raccolta delle firme il tono si fa più preoccupato. «Abbiamo chiesto di ridurle da 750-mille a 350-375. Oppure riconoscere componenti e gruppi nati in questa legislatura e presenti all'interno del Misto di Camera e Senato.
Come si fa a raccogliere le firme in spiaggia se molte persone arrivano da altre zone e dunque tecnicamente non sono valide a rappresentare la volontà di quel collegio elettorale? Il capo dello Stato non ha niente da dire?».
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