Gianluigi Paragone è un fiume in piena. Man mano che passano le ore le sue critiche nei confronti di Luigi Di Maio diventano delle vere e proprie bordate ma ci tiene a non passare per traditore, dopo la sua intervista al Corriere della Sera in cui chiedeva al capo politico del M5S di lasciare la guida del Mise.
"Il titolo riprende una frase che nell'intervista non c'è, e siccome io non voglio passare per traditore, consegnerò le dimissioni da parlamentare, sarà lui a decidere che cosa farne", dice il senatore pentastellato ospite della trasmissione Agorà. "La mia paura - aggiunge - non è che abbiamo perso voti, ma se abbiamo bruciato sogni. Il Movimento non essendo una forza radicata sui territori come la Lega e il Partito Democratico, si regge come Movimento d'opinione, il movimento d'opinione è quel perimetro che consente ancora di sognare". E conclude:"E se mi dice di restare resto, proprio perchè c'è ancora un rapporto di fiducia". Certo è che Paragone ci è andato giù pesante riguardo alla leadership di Luigi Di Maio: "Abbiamo perso tutti, anche io. Ma il M5S è passato dal noi all'io. Finché si scriveva con la minuscola, l'io andava anche bene. Ma si è cominciato a scriverlo con la maiuscola", attacca dalle colonne del Corriere della Sera. E ancora: "Se vuoi fare Superman, devi dimostrare di esserlo. A 32 anni non puoi fare il capo della prima forza del Paese, il vicepremier, il ministro dello Sviluppo economico e il ministro del Lavoro". Secondo Paragone la guida del Movimento deve essere più colleggiale: "Un gruppo ristretto, 4 o 5 persone che rappresentino tutte le anime". E, poi, nonostante la smentita su Raitre, l'ex direttore della Padania una provocazione l'ha lanciata, eccome. "Se dobbiamo andare avanti perchè qualcuno ha preso gusto a fare il ministro, peste lo colga. Non è un'eresia staccare la spina al governo. Se si va avanti, accettiamo quello che hanno detto gli elettori. Io non tradisco la mia identità, ma le chiavi di casa ora ce le ha Salvini. Bisogna dargli il Mef", ha azzardato. Ma non solo. Ieri (come oggi) Paragone, interpellato dal Fatto Quotidiano, ha sostenuto che il leghista Edoardo Rixi “in caso di condanna deve lasciare così come abbiamo ottenuto il passo indietro di Siri”. Affermazioni che non sono piaciute a Vittorio Di Battista, padre di Alessandro, che su Facebook ha scritto: "Ho visto su Il Fatto.it la breve intervista rilasciata da Paragone.
Chiedo l'immediata espulsione di Paragone e di tutti gli altri paragoni che credono di potersi paragonare a Paragone. Ingrati e traditori, sarete paragonati a Giuda". E poi ha concluso: "Io sto con Rixxi, con Tikki e con TAVi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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