Firenze - Salvini vuole fare il Trump italiano? Berlusconi tace sul leader del Carroccio ma parla del neo presidente degli Stati Uniti in maniera distaccata e da statista. Lo fa in un'intervista al Corriere della Sera nella quale analizza la vittoria del tycoon: «La Clinton ha perso perché in continuità con gli otto anni di Obama e dell'establishment di Washington. Obama ha commesso molti errori, specie in politica internazionale. Dall'incoraggiamento alle primavere arabe, all'inefficace contrasto all'integralismo islamico, fino alle controproducenti tensioni con la Russia. Sul piano interno la classe media non ha avuto vantaggi da una politica tendenzialmente statalista».
Berlusconi non abbraccia e soprattutto non specula su Trump come fa il leader della Lega: «Non ho detto e non dico se avrei votato per lui. E penso che Renzi abbia fatto un grave errore a schierarsi per un candidato al quale non ha portato fortuna. In ogni caso i presidenti si giudicano per quel che fanno. E Trump dimostrerà le sue capacità». Berlusconi non lo eleva ad idolo da imitare anche se alcune analogie tra lui e il miliardario Usa ci sono eccome: «Anche lui è un imprenditore che, a un certo punto della vita, ha deciso di dedicare le sue capacità e le sue energie al suo Paese. Ed è stato votato dagli americani stanchi della vecchia politica, chiusa in se stessa, incapace di ascoltare e capire». Ammette che con Trump è stato sconfitto il «politicamente corretto» e di chi non capisce che i «veri deboli sono i cittadini vessato dallo Stato, dalle tasse, dalla burocrazia, dalla disoccupazione, dal pericolo terrorista».
Ma quello che discosta di più il Cavaliere da Salvini, anche nella considerazione del neo inquilino della Casa Bianca, è che Berlusconi non è e non si sente «di destra»: «Io rappresento un centro liberale e popolare. Quanto alla linea economica di Trump... è apprezzabile la politica fiscale annunciata. Ma non sono condivisibili le scelte protezionistiche e le tentazioni isolazionistiche che ha espresso. Ma lo vedremo all'opera».
E poi un messaggio indiretto a Salvini: «È ingenuo immaginare di crescere politicamente soltanto esasperando i toni o alimentando le polemiche. Dopo il No al referendum ci dovremo porre un solo problema: quello di andare al più presto alle urne con un sistema elettorale condiviso e che possa funzionare». E il nodo è tutto lì: quale legge elettorale? E soprattutto: quanto tempo ci vorrà per approvarne una? La sensazione è che i parlamentari non hanno alcuna intenzione di anticipare il loro rientro a casa e tenteranno di rimanere nel Palazzo il più possibile.
Berlusconi aspetta di parlare con Mattarella e «poi ci regoleremo di conseguenza».
Ma Salvini scalpita come un cavallo che non vede l'ora di correre. E di correre da leader. Eccolo l'altro nodo: la leadership. E su questi due temi, all'interno della coalizione di centrodestra, sono previste scintille anche nei prossimi giorni. FCr- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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