Un passo coraggioso verso la pace fiscale

Mario Draghi ha inaugurato una prassi di presentazione dei provvedimenti del governo, con risposte semplici alle domande che gli vengono rivolte dai giornalisti, in modo che le possa capire il largo pubblico, ossia "il primo che passa"

Un passo coraggioso verso la pace fiscale

Mario Draghi ha inaugurato una prassi di presentazione dei provvedimenti del governo, con risposte semplici alle domande che gli vengono rivolte dai giornalisti, in modo che le possa capire il largo pubblico, ossia «il primo che passa», come prescriveva Luigi Einaudi. Pertanto Draghi non ha esitato a chiamare «condono» la cosiddetta «rottamazione» delle cartelle esattoriali riguardanti tributi, contributi, multe varie ed ha aggiunto una spiegazione molto semplice al riguardo: «Se ora si chiedono questi arretrati, ciò vuol dire che il meccanismo di riscossione non ha funzionato. E sinché esso non sarà riformato non si può fare diversamente». Se il fisco ha il diritto a tardare a riscuotere i tributi sin quando gli pare, aggiungendovi sanzioni pecuniarie ed interessi di mora, continuerà in questa abitudine di malgoverno burocratico della cosa pubblica. E ne faranno le spese l'erario e il contribuente. Vengono in mente due fondamentali canoni dell'imposizione di Adamo Smith: l'imposta deve essere «semplice e certa», ed inoltre «occorre che la riscossione dell'imposta arrechi il minor costo possibile al contribuente, dando il maggior ricavo netto all'erario» Le famiglie e le imprese non debbono essere sottoposte alla schiavitù fiscale, debbono poter pagare il dovuto e se hanno sbagliato, ci deve poter essere il cosiddetto ravvedimento operoso. D'altra parte, il principio di capacità contributiva, stabilito dalla Costituzione, esige che questa esista al momento di pagare il tributo. La richiesta di pagare adesso ciò che il fisco doveva richiedere dieci anni fa comporta il riferimento a una capacità contributiva che può non esserci più. Ciò è particolarmente vero in questo periodo, in cui la capacità contributiva, a causa del coronavirus e degli obblighi di chiusura di molte attività, è fortemente diminuita. Se ai danni che le chiusure hanno causato ai bilanci delle famiglie e a quelli delle imprese si aggiungono le cartelle per tributi arretrati di molti anni fa, si possono causare nuove insolvenze e dissesti, aggravando la situazione. Che senso ha stabilire dilazioni nei pagamenti dei tributi attuali per mancanza di capacità contributiva presente e nello stesso tempo pretendere il pagamento di tributi vecchi, che si riferiscono a una capacità contributiva del passato che dovrebbero trasferirsi sulla presente insufficiente per gli oneri attuali? D'altronde, se l'amministrazione fiscale si dedica alla riscossione dei tributi, con gli occhi sempre rivolti alle proprie spalle, perpetua la violazione della massima di Smith sulla riscossione. Draghi ha anche osservato che non è vero che il condono abbia effetti negativi per il pagamento dei tributi futuri, dando al contribuente l'invito a evadere in quanto si aspetta un nuovo condono. Al contrario, esso liberando il fisco dalle incombenze della mala riscossione, accresce la sua capacità di dedicarsi al controllo tempestivi delle dichiarazioni dei redditi e dell'Iva ristabilendo un rapporto di fiducia fra fisco e contribuente. I giustizialisti che si sono opposti a questo condono, che riguarda solo le cartelle di minor importo, sembrano avere dimenticato che esiste uno Statuto del contribuente, che comporterebbe la parità fra fisco e contribuente.

Invece, egli è sottoposto a un sistema in cui c'è l'inversione della prova, per cui non è il fisco che deve dimostrare che le dichiarazioni del contribuente sono errate ma è il contribuente che deve dimostrare che è errato l'accertamento induttivo del fisco. La strada verso la pace fiscale è ancora lunga. Ma un primo passo coraggioso è stato compiuto.

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