Cinque giorni fa Matteo Renzi aveva annunciato la decisione di denunciare i pm di Firenze che indagano su di lui e sui finanziamenti alla fondazione Open per gli abusi che avrebbero commesso. E ieri al leader di Italia Viva tocca scoprire che i dolori per lui dal fronte giudiziario non sono finiti, e vanno a colpirlo sul delicato terreno degli affetti familiari. La Procura di Firenze, che Renzi ha accusato di essere guidata da un capo sotto procedimento per molestie sessuali, chiede e ottiene di depositare agli atti del processo al padre del politico toscano un documento scottante. È la lettera in cui Tiziano Renzi si sfoga in più direzioni: contro i magistrati, contro gli ex alleati del figlio, e anche - con amarezza - contro lo stesso Matteo: «In questi anni ho avuto la netta percezione, la certezza, di essere considerato un ostacolo e comunque un fastidio. Come sai gli unici colloqui erano conditi di rimproveri». E ancora: «Riguardo al tuo auspicio che vada in pensione devo con forza affermare che in pensione mi ci manda il buon Dio non te».
I difensori di Renzi senior si sono opposti al deposito della lettera agli atti del processo per bancarotta in corso davanti al tribunale di Firenze, sostenendo sia la sua irrilevanza sia la sua inammissibilità, trattandosi della corrispondenza privata di un parlamentare. Ma la Procura ha replicato che il documento sequestrato era una sorta di minuta, un file di Word trovato sul computer di babbo Renzi, e pertanto non coperto da nessuna immunità. Il tribunale ha accolto la richiesta dei pm. E lo scontro già aspro tra l'ex premier e la magistratura si arricchisce così di un nuovo capitolo: per i difensori di Tiziano Renzi, siamo davanti all'«ennesimo schiaffo alla civiltà giuridica, alla vita delle persone e alla privacy di una famiglia colpita da una pervicace campagna mediatica senza precedenti».
Nel documento - «apparso improvvisamente dopo cinque anni», sottolineano i legali - il padre di Renzi maltratta diversi amici ed ex amici del figlio: «Carrai non si deve mai più far vedere da me, uomo falso», si legge; si parla di «una banda Bassotti Bianchi, Bonifazi e Boschi» che «hanno lucrato senza ritegno dalla posizione di accoliti tuoi e io sono stato quello che è passato per ladro». «Ora tu hai l'immunità - si legge ancora - non esiste più il rischio che tramite me arrivino a te. Spero che inizi una nuova stagione di lotta per i valori che hanno animato la nostra vita».
E infine un dramma comune a molti inquisiti, i guai riservati dagli inquirenti a chi aveva la sola colpa di conoscere l'indagato: «Questa vicenda mi ha tolto la capacità di relazione. Tutti quello che hanno avuto rapporti con me sono stati attenzionati solo per questo fatto (...) Sono come il re Mida della m.., concimo tutti, stanno interrogando tutti».
Fino a ieri sera, da Matteo Renzi non arrivano reazioni dirette. Ma sulla decisione della Procura fiorentina fioccano critiche da molti.
Tra i più espliciti quello di Claudio Velardi, spin doctor assai vicino a Renzi: «Schifo. Schifo. Schifo. Dell'orrore giudiziario italiano è complice chiunque non si batta in Parlamento e nel Paese per una radicale riforma della giustizia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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