Il partito democratico incorona Kamala Harris e lancia la cavalcata finale verso il 5 novembre, quando la vice presidente Usa spera di rompere il soffitto di cristallo diventando la prima donna a vincere la corsa alla Casa Bianca. Nel suo discorso più importante, quello per accettare solennemente la nomination, Harris racconta della sua vita, presenta la corsa contro Donald Trump come il futuro contro il passato, e sottolinea la necessità di reclamare il patriottismo come cardine dei dem, e non ad esclusivo appannaggio dei repubblicani.
Un discorso che ha elaborato personalmente riga per riga insieme ad Adam Frankel, l'ex speechwriter di Barack Obama e ora suo consigliere. La candidata dell'Asinello, nata da padre giamaicano e madre indiana, vuole inquadrare la sua educazione borghese come un modo per comprendere meglio le esigenze e le difficoltà della classe media, per poi passare in rassegna la sua carriera, dal primo lavoro sino a ruolo di procuratrice generale della California, a quando è diventata la numero due di Joe Biden. «Abbiamo la possibilità di eleggere un presidente che è per la classe media perché è della classe media», ha ricordato nei giorni scorsi la deputata liberal Alexandria Ocasio-Cortez. Mentre Brian Nelson, consulente politico di Harris, che ha lavorato con lei da quando era procuratrice generale, ha spiegato che l'intervento di ieri è stato «un'opportunità per spiegare al popolo americano chi è».
Nelle poche settimane dalla sua discesa in campo, infatti, Harris ha tenuto molti comizi, ma parlando sempre a un pubblico essenzialmente favorevole, mentre la performance di ieri andata in onda in prima serata le ha permesso di fare appello ad un elettorato più ampio, inclusi indipendenti e repubblicani «pentiti». Centrale è la volontà di contrapporre la sua promessa di proteggere le libertà e di offrire un nuovo capitolo più luminoso all'America, ai cupi avvertimenti su Trump e il famigerato «Project 2025», l'agenda ultra conservatrice pubblicata da Heritage Foundation che ambisce a servire come piattaforma per una seconda presidenza del tycoon. Da cui lui in realtà ha sempre preso le distanze, definendo «vergognoso che si parli del Project 2025 che non ha nulla a che fare con me». Il compito non semplice di Harris è quello di riuscire a presentarsi come una nuova leader per il Paese, anche se fa parte dell'attuale amministrazione.
Oltre a dover contrastare la rappresentazione che la campagna di Trump fa di lei come di una «pericolosa liberal», visto che vuole proporsi come presidente di tutti gli americani. E infatti si è allontanata da una serie di posizioni più progressiste che aveva portato avanti durante la breve corsa alle primarie del 2020. Ora, però, è tutto da dimostrare per lei dopo la sbornia di Chicago, da dove è uscita da regina del partito, ma con una corona ancora imperfetta in testa.
Quella del suo programma elettorale. Poiché come avverte il politologo Larry Sabato, «non c'è una seconda possibilità per fare una buona prima impressione. Gli elettori hanno visto lo stile Kamala. Ora hanno bisogno del programma di Kamala».
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