
Le manifestazioni per l'Europa sono sempre più un caso politico. I finanziamenti per la piazza di Roma del 15 marzo e per le già convocate iniziative di Bologna e Firenze del 6 aprile infiammano il dibattito. Dal Campidoglio al Parlamento, il centrodestra chiede chiarimenti sui soldi pubblici sborsati per il raduno pro-Ue di Piazza del Popolo e avanza dubbi su chi finanzierà i prossimi appuntamenti, lanciati dai sindaci Matteo Lepore e Sara Funaro. Nel frattempo, il M5s di Giuseppe Conte suona la carica in vista della «sua» di piazza. Quella contro il riarmo. In programma il 5 aprile, sempre nella Capitale. Il caso dei 270 mila euro spesi dal Comune di Roma - attraverso la partecipata Zètema - per l'organizzazione di «Una Piazza per l'Europa» di Michele Serra arriva in Campidoglio. Dove va in scena una mattinata di bagarre, con tanto di protesta da parte di Fratelli d'Italia. A incalzare il sindaco Roberto Gualtieri è il consigliere capitolino di FdI Federico Rocca, che ha convocato per oggi la commissione Trasparenza di Roma Capitale, che presiede, per chiedere conto all'amministrazione delle motivazioni e delle spese sostenute per la manifestazione, cui hanno partecipato, seppur senza intervenire dal palco, quasi tutti i leader dell'opposizione. «Se Gualtieri pensa di poter fare le sue campagne elettorali con i soldi dei cittadini, il nostro invito è quello di dimettersi», dice la consigliera regione del Lazio di FdI Laura Corrotti. Il deputato Marco Perissa, presidente della federazione romana, attacca: «Non funziona così, non si può più fare, Roma non è cosa loro». La richiesta di dimissioni arriva anche da Forza Italia. E in Aula Giulio Cesare sale la tensione quando il gruppo di Fratelli d'Italia srotola e mostra uno striscione con sopra scritto «Gualtieri vergogna Capitale», scandendo lo slogan «Roma libera». E, nonostante la difesa del Pd, anche Carlo Calenda marca le distanze da Gualtieri. «Il finanziamento della manifestazione a Piazza del Popolo di sabato scorso da parte del Comune di Roma secondo me non è giusto. Io non lo sapevo, ma non è giusto. Che si faccia una manifestazione meno costosa ma che si autofinanzi», dice Calenda. Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, annuncia: «Sto valutando di coinvolgere la Procura della Repubblica, perché siamo oltre i conti pubblici: c'è una responsabilità penale. Porteremo anche il caso in Parlamento e lo segnalerò al sottosegretario all'Editoria».
Mentre la Lega, con la deputata Simonetta Matone, ha anticipato la presentazione di un'interrogazione parlamentare e, sempre il Carroccio, ha depositato un esposto alla Corte dei Conti.
E ora la polemica si sposta sulle manifestazioni di Firenze e Bologna, inizialmente annunciate dai sindaci Lepore e Funaro per il 5 aprile e poi spostate al giorno successivo per non sovrapporsi alla piazza pacifista del M5s in programma per sabato. Annuncia esposti alla Procura e alla Corte dei Conti FdI, che chiede risposte anche ai comuni di Firenze e Bologna. «Vogliamo una risposta chiara sull'eventuale compartecipazione del Comune di Roma e di altre amministrazioni locali. E questo riguarda in particolare anche Bologna visto che è stata annunciata nei prossimi giorni una manifestazione di parte che si vuole ammantare di istituzionalità», dice il capogruppo di FdI alla Camera Galeazzo Bignami.
La Lega attacca: «La piazza dei sindaci Pd di Firenze e Bologna non dev'essere un modo per finanziare, pubblicizzare, mobilitare il quotidiano la Repubblica e la sinistra a spese dei contribuenti come successo a Roma». Piazza spostata dal 5 a domenica 6 aprile per non urtare il M5s, che già aveva chiamato a raccolta i suoi per sabato.
Per i post-grillini, che sfileranno in corteo a Roma da Piazza Vittorio ai Fori Imperiali, la parola d'ordine è ben diversa da quelle degli alleati europeisti. «Basta soldi per le armi. Fermiamoli», è lo slogan del Movimento di Conte.
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