Aiuti militari all'Ucraina sì, armi pesanti no. Dentro il governo, ma Draghi venga a riferire in Parlamento e si voti di nuovo. Giuseppe Conte, come suo solito, gioca con le ambiguità.
Il leader del M5S, che è stato a Palazzo Chigi prima con la Lega e poi col Pd, gioca una partita che ricorda molto il "ma anche" di veltroniana memoria. Se da un lato, infatti, i Cinquestelle sul territorio continuano a stipulare alleanze giallorosse in vista delle prossime amministrative, dall'altro lato Conte è affascinato dal 'pensiero laterale' del professor Alessandro Orsini. Il nuovo corso verso cui Conte sembra indirizzare il M5S imbarazza non soltanto i pentastellati di fede dimaiana, ma provoca anche una certa irritazione tra i democratici. Se il segretario Enrico Letta glissa sull'argomento, dentro il suo partito cresce l'insofferenza verso le esternazioni continue dell'ex premier.
Tra i parlamentari dem appare ormai chiaro che Conte stia cercando di superare le sue difficoltà interne ed esterne interpretando il sentimento pacifista di una parte dell'opinione pubblica così da ritagliarsi un nuovo spazio politico. Un'operazione politica che non viene vista di buon occhio dagli alleati che, invece, rimangono fedeli alla linea filo-atlantista tracciata dal premier Draghi. “I partiti, purtroppo, tendono a posizioni identitarie. Nel centrodestra è già molto se si salutano...”, spiega a ilGiornale.it il deputato Walter Verini che ricorda come in molti Comuni l'alleanza con i Cinquestelle sia già stata stipulata. “Ma noi - senza oscillazioni - sosteniamo lealmente il Governo, anche sulle delicatissime scelte di Politica estera, dove peraltro il Ministro è un esponente di 5 Stelle. A fianco dell’Ucraina e lavorando insieme per la fine della guerra”, è la puntualizzazione con cui il piddino Verini manda un messaggio chiaro al leader del Movimento.
Sulla politica estera non si scherza è il pensiero comune tra i parlamentari Pd. “Credo che Conte non debba farsi coccolare dall'idea di poter recuperare consenso andando a rivolgersi a situazioni e ambiti che appartengono a un M5S che non c'è più e a una fase che tutti noi speriamo sia superata”, dichiara il senatore Dario Stefano, fermamente convinto che “in politica estera non ci possono essere balbuzie”. Ancora più netto l'ex capogruppo Pd a Palazzo Madama, Andrea Marcucci, il quale ricorda a Conte “che l’Italia fa parte dell’Alleanza Atlantica e dell’Europa e ne rispetta gli impegni”. E chiarisce: “Sul sostegno alla resistenza Ucraina, credo facciano testo gli impegni del presidente Draghi e del ministro Guerini”. La costruzione del “campo largo” voluta fortemente dal segretario Letta prosegue, includendo il M5S che è alleato del Pd nella maggior parte dei Comuni nei quali si vota per le amministrative del prossimo giugno. “E quel che accade sul territorio, quindi, credo che dia la cifra dello stato reale del rapporto tra noi e i Cinquestelle”, è la rassicurazione di un esponente del Pd di primissimo piano che sul tema preferisce parlare solo a registratore spento. Le perplessità, in vista soprattutto delle elezioni Politiche del prossimo anno, però, permangono tutte. “Dobbiamo pretendere chiarezza per quei temi sui quali il campo largo non potrà permettersi ambiguità”, dice Stefano, forse memore di tutte le difficoltà che la sinistra si trova ad affrontare ogni qual volta è chiamata a votare su un intervento militare.
Il posizionamento politico in politica estera diventa, dunque, un paletto incrollabile. “Quanto alle alleanze politico-elettorali, io credo che il campo largo debba coinvolgere tutte le forze sinceramente europeiste ed atlantiste”, sentenzia il senatore Marcucci.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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