
Week end «saltati» e nervosismo alle stelle: il passaggio in Aula di Giorgia Meloni sul manifesto di Ventotene manda in paranoia la sinistra. Ma soprattutto nel Pd si apre un caso. Una fronda dem, che ha deciso di boicottare la gita a Ventotene organizzata Zingaretti, lady Franceschini e Provenzano, si ribella: «Non ci facciamo dettare l'agenda da Meloni», fanno filtrare. I malumori al Nazareno, per la sceneggiata sull'Isola, contagiano un po' tutti. Un'ex ministra, che non ha partecipato alla gita, si sfoga al Giornale: «Siamo dilettanti. Meloni parla e noi andiamo a rimorchio. Assurdo. Come si fa a organizzare una manifestazione in due giorni». E la stessa segretaria Elly Schlein, che inizialmente aveva assicurato la presenza, ha preferito dare forfait. Angelo Bonelli, leader dei Verdi, era un altro big della sinistra che doveva essere sul traghetto per Ventotene. In extremis si è dato alla macchia. Anche mister Tesla Fratoianni e moglie non hanno accolto l'invito. Maria Elena Boschi, altra madrina del manifesto di Ventotene, si è dileguata.
Sono rimasti in pochi, quasi tutti romani, i gitanti della sinistra. Tutti i leader si sono smarcati dal mini-tour flop a Ventotene. Appuntamento alle 9 in punto a Formia. Tanti peones nella delegazione dem: Andrea Casu, Roberto Morassut, Filippo Sensi, Marianna Madia, Michela Di Biase (lady Franceschini), Luciano Nobili, il segretario provinciale di Latina di Sinistra Italiana Giuseppe Bortone e il segretario regionale del Movimento federalista europeo Antonio Argenziano. Tra i big Peppe Provenzano e Nicola Zingaretti. L'ex presidente della Regione Lazio è il capo-turisti e si incarica di dare sacralità alla missione: «Noi siamo qua per i giornalisti italiani e la loro libertà, per i magistrati italiani e la loro libertà, per i lavoratori e le lavoratrici italiani, per gli imprenditori italiani. Siamo qua per le ragazze e i ragazzi, perché c'è stato un tempo in cui non erano liberi. Con il fascismo e il nazismo la loro libertà era negata. Grazie a uomini come Spinelli che hanno scritto quel manifesto che parlava di un'Europa di pace, oggi siamo persone libere. Quando qualcuno offende chi ci ha ridato la libertà è un bel gesto di testimonianza andare davanti alla sua lapide, alla sua tomba e dire c'è qualcuno che prosegue la tua battaglia per la libertà» commenta Zingaretti. La truppa dem, dopo un breve giro sull'isola, qualche selfie e la visita alla tomba di Spinelli, rientra a casa. Sulla gita dei dem Carlo Calenda ironizza: «La retorica in Italia serve spesso a fuggire dalle responsabilità. Oggi l'atto più europeista che si può compiere è costruire una Nato europea. Per farlo occorre anche spendere più in difesa. Questo è il crinale dell'Europeismo. Rileggere De Gasperi insieme a Spinelli», - scrive su X il leader di Azione, commentando un articolo sulla manifestazione.
La parola Ventotene fa sbroccare anche il placido Prodi contro una giornalista di Quarta Repubblica, programma Mediaset condotto da Nicola Porro, che e gli chiedeva cosa pensasse di una delle frasi del Manifesto di Ventotene citate mercoledì alla Camera dalla premier Giorgia Meloni («la proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio»). «Ma che cavolo mi chiede? - ha ribattuto l'ex premier ed ex presidente della Commissione europea, a margine della presentazione del libro Il dovere della speranza - Io mai detto una roba del genere in vita mia».
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