Non solo un'invasione o un blocco militare. Fra le opzioni con le quali la Cina potrebbe prendere Taiwan, senza sparare un colpo, secondo il think tank Center for Strategic and International Studies (Csis), che fa base a Washington, c'è una terza via. È fatta di azioni che rientrano in una sorta di «zona grigia» bellica, mosse appena al di sotto dei cosiddetti atti di guerra veri e propri, ma che potrebbero fare lo stesso molto male all'isola. Quali? Una quarantena totale o parziale di Taiwan, magari bloccandone l'accesso ai porti e impedendo a forniture vitali come l'energia di raggiungere i 23 milioni di persone dell'isola, spiega il rapporto appena pubblicato dal Csis e rilanciato dalla Cnn. In questo modo, l'esercito cinese potrebbe isolare Taiwan, paralizzare la sua economia e far soccombere l'isola democratica alla volontà del Partito Comunista al governo a Pechino, senza usare una pallottola o un missile. D'altra parte, il Partito Comunista cinese rivendica l'isola come propria, pur non avendola mai controllata, e ha promesso di «riunificarsi» con essa, con la forza, se necessario.
Le componenti navali, aeree e terrestri dell'Esercito popolare di liberazione (Pla), la più grande forza militare del mondo, potrebbero svolgere solo ruoli ausiliari e di supporto, scrivono gli autori Bonny Lin, Brian Hart, Matthew Funaiole, Samantha Lu e Truly Tinsley. «La Cina ha aumentato significativamente la pressione su Taiwan negli ultimi anni, alimentando il timore che le tensioni possano sfociare in un vero e proprio conflitto. Molta attenzione è stata prestata alla minaccia di un'invasione, ma Pechino ha altre opzioni oltre all'invasione per costringere, punire o annettere Taiwan», afferma il rapporto. Le tattiche della zona grigia sono state messe in mostra questa settimana da Pechino, quando le navi della Guardia Costiera cinese si sono scontrate con le imbarcazioni della Marina filippina nel Mar Cinese Meridionale.
Le minacce su Taiwan si fanno sempre più concrete. Al vertice di inizio mese Shangri-La Dialogue, a Singapore, il ministro della Difesa cinese, l'ammiraglio Dong Jun, ha avvertito coloro che sostengono qualsiasi mossa per l'indipendenza di Taiwan «finirà con l'autodistruzione».
«Adotteremo azioni risolute per frenare l'indipendenza di Taiwan e assicurarci che un simile complotto non abbia mai successo», ha detto Dong, criticando le «forze esterne che interferiscono» per la vendita di armi e per avere «contatti ufficiali illegali» con Taiwan.
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