Le Pen condannata e ineleggibile. "Sentenza politica da regime"

La leader del "Rn" accusata di frode sui fondi Ue: 4 anni di carcere e 2 di braccialetto elettronico, non potrà correre alle presidenziali. "Faremo appello". Minacce ai giudici

Le Pen condannata e ineleggibile. "Sentenza politica da regime"
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Prima nei sondaggi, ma ineleggibile. Per cinque anni. Scaraventata giù dalla rampa di lancio per l'Eliseo 2027. Il terremoto giudiziario l'ha stoppata. Marine Le Pen e 8 eurodeputati del suo partito sono stati infatti ritenuti colpevoli di appropriazione indebita di fondi Ue nel processo sugli euro-assistenti parlamentari. Ieri, dopo aver lasciato il tribunale di Parigi prim'ancora che venisse letta la sentenza, Marine ha trasformato la sede del suo Rn in un'unità di crisi. Alle 20 ha dato la linea in tv, parlando ai francesi e non concedendo in precedenza neppure una parola ai giornalisti che per 7 ore l'hanno aspettata fuori dal Rn. «De Gaulle diceva che la Corte suprema è il popolo, nessun giudice può permettersi di interferire in un'elezione come quella presidenziale, rendendo esecutiva una decisione che di norma dovrebbe essere sospesa da un appello».

Più che la pena in sé, a far gridare i lepenisti al «colpo di stato politico», e lei allo «Stato di diritto violato», è l'immediata esecuzione della pena. Secondo la leader della destra francese, «i giudici hanno messo in campo pratiche che credevamo riservate ai regimi autoritari». Per Marine, la posizione del magistrato di prima istanza è: «Non voglio che Le Pen sia eletta presidente, ciò dovrebbe scandalizzare tutti». Il caso affonda le radici nel 2004 e negli anni a seguire fino al 2016. Le toghe le hanno riconosciuto un «ruolo centrale» nel «sistema» ereditato dalla gestione paterna, concepito per assumere come assistenti parlamentari grafici, segretari e guardie del corpo con contratti pagati dall'Eurocamera. Per il tribunale, lavoravano per il partito e lei tirava le fila. Insomma, frode.

Le toghe hanno evocato pure la «turbativa dell'ordine pubblico», per Le Pen: di qui l'immediata esecuzione. Non per tutti, però. La pena inflitta a Louis Aliot, ex compagno di Le Pen e pure lui condannato, non necessita dell' «esecuzione provvisoria» nonostante sia sindaco di Perpignan; quella di Marine sì. Secondo l'impianto della sentenza, il potersi candidare a un'elezione, politica, europea o presidenziale, costituirebbe di per sé il rischio di reiterazione. Idem la stessa difesa in un appello con pena sospesa, fa notare l'avvocato. In attesa del ricorso, annunciato dal suo legale, si fermi ai box. «La data dell'appello non la decido io...», tuona Marine.

L'ineleggibilità non le toglie il seggio parlamentare. Resta deputata: n.1 della pattuglia Rn. Ma se Macron sciogliesse ancora una volta l'Assemblée, Le Pen non potrebbe candidarsi. Fuori dal palco e dal solco per l'Eliseo. Nella riunione fiume di partito, il presidente del Rn, Jordan Bardella, affidava ai social la risposta collettiva chiamando a una «mobilitazione popolare e pacifica» rinnovando il suo sostegno a Marine e denunciando uno «scandalo democratico». Anche se resta il «piano B» per l'Eliseo - con Le Pen che dice «Bardella è formidabile, ma spero non sia necessario usare questa risorsa, non mi farò eliminare facilmente, chiederò che l'appello intervenga nei tempi per candidarmi» - il cammino è stretto. Anche alcuni avversari si schierano: dal leader neogollista Wauquiez che parla di decisione «insana» dei giudici al premier Bayrou, «turbato» dalla sentenza (anche il suo partito è alle prese con accuse simili). I lepenisti parlano di «dittatura dei giudici». È una deflagrazione. Che fa reagire pure le toghe. In un raro comunicato, il Consiglio superiore della magistratura (CSM) ha espresso «preoccupazione per le reazioni virulente» che «non possono essere accettate», evocando il rischio che si metta «in discussione l'indipendenza dell'autorità giudiziaria».

«Decisione politica», taglia corto Le Pen: «Non sono demoralizzata, ma indignata, sono innocente «La presidente del tribunale ha condannato la favorita alle presidenziali senza motivazioni, è un giorno funesto per la democrazia e non a caso sono milioni i francesi indignati». Pronti alla piazza.

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