Chiedono al governo Draghi di fare presto, di riformare subito il sistema delle pensioni e superare la legge Fornero che è stata «un errore drammatico». Ma serve una riforma «vera» e organica, non «a pezzettini» come Quota 100 -in scadenza a fine anno- dicono. E soprattutto in tempi brevi -mandano a dire all'esecutivo- altrimenti «valuteremo unitariamente quali iniziative mettere in campo per sostenere le proposte e farle vivere nel Paese». Cgil, Cisl e Uil premono sul ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che ha aperto a un tavolo di confronto da attuare entro un mese proprio sul sistema di previdenza.
I sindacati la loro proposta l'hanno già fatta ieri lanciando la piattaforma unitaria Cambiamo le pensioni adesso: chiedono una nuova flessibilità in uscita a partire dai 62 anni o, in alternativa, con 41 anni di contributi a prescindere dall'età. Bisogna «fare presto perché le pensioni non sono un lusso, ma un giusto riconoscimento dopo una vita di lavoro», dice il segretario della Cisl Luigi Sbarra. Pensare che con l'esaurimento di Quota 100 si possa tornare al modello Monti-Fornero, con un salto anagrafico che per molti sarebbe di 5 anni, significa non essere sintonizzati con la realtà del Paese, con la vita delle persone», avverte. Bisogna quindi evitare il ripetersi di situazioni come quella degli esodati che, afferma, «non sono più accettabili».
I 62 anni di età o i 41 di contributi sono la soglia per il leader della Cgil Maurizio Landini. «Se non si modifica la legge Fornero, progressivamente l'età media di uscita salirà oltre i 67 anni e un giovane di oggi rischia di andare in pensione a 70 anni», avverte. E poi «fare regole uguali per tutti quando i lavori non sono uguali per tutti è una ingiustizia». Il tema delle pensioni «non è più rinviabile. La riforma Monti-Fornero compie 10 anni e rende evidente la necessità di intervenire. Più che una riforma è stato un taglio chiesto dall'Europa». Per questo i tempi non possono essere lunghi: «Al governo chiediamo di aprire un confronto per una riforma complessiva. Ci aspettiamo risposte», avverte.
Il sottosegretario all'Economia Claudio Durigon al Giornale aveva detto che «Quota 41 può essere una prospettiva futura». Secondo il leghista però «il prossimo va considerato un anno di tregua, un anno bianco di transizione che servirà ad ammortizzare la fine del divieto di licenziamento e a capire quale sarà l'impatto del Recovery plan, solo dopo si potrà progettare l'assetto futuro delle pensioni. E bisogna anche guardare i veri numeri di Quota 100. Le domande in totale finora sono state circa 400mila. Se anche Quota 100 proseguisse per un altro anno, il maggior costo sarebbe nell'ordine dei 400 milioni».
Ma le richieste dei sindacati sono anche di pensioni di garanzia per i giovani «per evitare un'emergenza sociale devastante, considerando anche che chi rientra nel sistema contributivo non può contare neanche sull'integrazione al minimo della pensione», attenzione ai lavori gravosi, riconoscimento del lavoro di cura e della maternità per le donne «come il riconoscimento di dodici mesi di anticipo per ogni figlio (idea che trova la sponda di Mara Carfagna: «Bene quota mamma») e la valorizzazione ai fini pensionistici del lavoro di cura di persone disabili o non-autosufficienti in ambito familiare», promozione delle pensioni complementari, estensione della 14esima. Uscire a 62 anni è «sostenibile dal punto di vista finanziario» dice il segretario generale della Uil, Bombardieri.
«Abbiamo in mente un modello di sviluppo basato su valori e principi fondamentali, partendo dal rispetto della vita e delle persone, va promossa la sostenibilità sociale accanto a
quella economica», aggiunge. In cima alle richieste anche il superamento delle diseguaglianze di genere, per perché «le donne sono state le maggiori vittime dell'inasprimento dei requisiti pensionistici degli ultimi anni».
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