Perché la libertà richiede la privacy

In un suo intervento di ieri, sul Fatto quotidiano, l'ex pm di Mani pulite avversa la sacrosanta riforma delle intercettazioni proposta del Ministro Guardasigilli Nordio.

Perché la libertà richiede la privacy

Non abbiamo dubbi che Camillo Davigo sia un ferratissimo giurista. Ma come storico delle idee politiche, se ci consente, ci appare un po' meno solido. In un suo intervento di ieri, sul Fatto quotidiano, l'ex pm di Mani pulite avversa la sacrosanta riforma delle intercettazioni proposta del Ministro Guardasigilli Nordio. Ora, anche se non siamo giuristi, da accaniti lettori dei giornali stranieri mai ci è parso di trovarvi delle intercettazioni, come invece sembra sostenere l'ex pm. Così come l'idea di inasprire le pene per i giornalisti che le pubblicano non ci pare granché per la libertà di stampa. Ma il punto che ci ha colpito sta nel finale, dove il magistrato scrive che «è curioso che chi si dichiara liberale ami i segreti anziché la trasparenza. Gli arcani imperi (cioè i segreti del potere) sono caratteristici degli Stati assoluti e totalitari». Ed è qui che il Davigo storico delle dottrine politiche ci pare assai meno pronto. Il pensiero liberale ha una storia lunga e complessa, e molto spesso persino i classici del liberalismo non erano d'accordo tra loro. Ma quello del segreto, è uno dei cardini del liberalismo.

Il liberale ama il segreto, ma non quello attorno al potere, come scrive Davigo: ama il segreto sulla sua persona, sulla sua vita, sul proprio foro interiore. Quella che oggi si chiama privacy ma che è in realtà assai di più. Il liberalismo parte dall'assunto che la sfera privata dell'individuo è inviolabile, e che non può e non deve essere manipolata dallo Stato, incarnato da giudici e polizia, dalla politica, dalla società. Potremmo citare miriadi di testi, ma il più bello è quello di Benjamin Constant, Della libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni. La libertà dei moderni, scriveva il filosofo francese, consiste nella difesa della sfera individuale, in cui non deve penetrare nessuno, mentre per gli antichi la libertà dell'individuo coincideva con quella della comunità.

Al contrario, sono proprio gli Stati non liberali, a cominciare dalla dittatura robespierrista e dal dispotismo napoleonico, contro cui Constant scriveva, fino alle tirannie totalitarie fasciste e comuniste, che invece pretendono tutto si svolga alla luce del sole, in piazza, sotto l'occhio del Panopitcon o quello del Grande Fratello di Orwell.

E quindi, sì, siamo liberali proprio perché vogliamo che i nostri segreti (purché legittimi) restino tali e non finiscano a comporre il ludibrio della folla.

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