Perché non un ministero per le varie ed eventuali?

Grillo vuole il ministero per la transizione ecologica. Ma al ministero dell'Ambiente esiste già un dipartimento con lo stesso compito. E allora perché non fare un ministero per le attività varie ed eventuali?

Perché non un ministero per le varie ed eventuali?

Dunque il Movimento 5 Stelle ha chiesto al Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi un ministero per la transizione ecologica: dovrebbe accorpare le competenze di quello dell'Ambiente, dello Sviluppo Economico e dei Trasporti. Un portafoglio da 70 miliardi di euro dei 209 totali previsti dal Recovery Plan: 5,9 miliardi per l'economia circolare, 17,5 miliardi per la transizione energetica e la mobilità sostenibile, 29,2 miliardi per l'efficienza energetica e 14,8 miliardi per la tutela del territorio oltre i 2,4 miliardi di React-Eu (Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe). E pazienza se già esiste presso il ministero dell’ambiente un Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi che cura materie come economia circolare, contrasto ai cambiamenti climatici, efficientamento energetico, miglioramento della qualità dell’aria e sviluppo sostenibile, cooperazione internazionale ambientale, valutazione e autorizzazione ambientale e di risanamento ambientale. Abundandis in abundandum, per dirla con Totò.

Grazie a Beppe Grillo, tornato finalmente italiano tra gli italiani. Ma non avevamo mai dubitato che fosse un marziano. Perché in Italia, alla fine, ci conosciamo tutti. E quindi un arci-italiano come il leader genovese per forza doveva partorire la più arci- italiana tra le soluzioni: un nuovo palazzone pubblico in cui far entrare altri palazzoni un po’ più piccoli. Una matrioska di Stato per uscire da un vicolo cieco politico importante, quello in cui da un po’ di tempo (anche secondo alcuni dirigenti) si è infilato il Movimento 5 Stelle.

E qui la vittoria assoluta va a Vladimir Luxuria, che ieri sera ha cinguettato sul suo profilo twitter ufficiale: “Scusate ma non sarei perfetta io come Ministra della Transizione?”. Quasi 11mila like, 226 citazioni e oltre 1.000 condivisioni. Geniale.

A questo punto si potrebbe avanzare una proposta faceta, più nel serio che nel faceto: un ministero per le attività varie ed eventuali. Sarebbe un meraviglioso compromesso tra Draghi e Grillo, un trionfo italico in un momento grave ma non serio, come ricorda Ennio Flaiano. Il ministro sarebbe già bell’e pronto: Palmiro Cangini, indimenticato assessore alle attività varie ed eventuali dell’immaginario ma reale Comune di Roncofritto Superiore, da qualche parte sui colli di Romagna. Ve lo ricordate? Il mitico politico romagnolo portato sul palco dello Zelig nel 2002 da Paolo Cevoli. “Fatti, non pugnette” il suo grido di battaglia. Che poi era l’unica frase di senso compiuto in mezzo a concetti tronchi, sorrisi isterici, fili del discorso perduti e mai più trovati. Avremmo bisogno di un po’ di sano calore della provincia paesana, profonda, a compensare l’algida competenza, l’incazzosità dell’ “uno vale uno” o quasi, il manuale Cencelli ridotto a brandelli.

Avessimo i titoli, chiederemmo al Presidente del Consiglio incaricato di riempire subito la casella ministeriale delle attività varie ed eventuali col Cangini da Roncofritto.

Non c’è assemblea condominiale, riunione di soci, seduta di confraternita, direttivo di proloco, riunione del coro parrocchiale che non contempli un ordine del giorno che all’ultimo punto reca la dicitura magica, genialmente italiana: attività varie ed eventuali. Pensate, esiste una sentenza del Tribunale di Roma del 19 giugno 2011 che ha messo nero su bianco con tanto di ceralacca giurisprudenziale. Perché altrimenti gli italiani si sarebbero industriati con il meglio della loro capacità d’improvvisazione a riempire quella formula di tutto un po’, una sorta di “decreto milleproroghe” a uso e consumo dell’inquilino del quarto piano. Questa sentenza ha stabilito che la convocazione dell'assemblea condominiale deve contenere l’informazione preventiva degli argomenti da discutere, in modo tale da consentire a tutti i partecipanti di conoscere preventivamente l’oggetto essenziale dei temi da esaminare. Tale oggetto potrà risultare compreso in uno più ampio ma non potrà mai essere completamente omesso. In particolare non deve ritenersi possibile riportare gli argomenti nuovi nella voce varie ed eventuali, che ha ben altro significato e finalità, non comprende atti negoziali ma si riferisce a comunicazioni, suggerimenti per future assemblee, solleciti, prospettazione di problemi da istruire, risposte dell’ amministratore , e così via. Tradotto, un’attività varia può essere stabilire di vedersi per la riunione successiva nell’attico vista mare dell’ingegnere all’ultimo piano anziché nella portineria tutti ammassati (ora tra l’altro è vietato). Ma non si può discutere, ad esempio, di cambiare il colore della facciata del palazzo da cremisi liberty a marrone opaco couchè. Perché non è questa un’attività varia ed eventuale.

Ora, possiamo mai parlare di un ex presidente della Bce come di un amministratore di condominio? Non ci permetteremmo mai. Però immaginiamo che Draghi debba essersi sentito qualcosa del genere ad ascoltare in questi giorni i partiti della maggioranza che reclamavano in proporzione delle quote millesimali rappresentate.

E allora coraggio, presidente: chiami Cangini a Palazzo Chigi.

Un’iniezione d’italianità e di situazionismo non potranno che giovare, vista la situazione.

A proposito. Sapete come si chiama il capo del Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi? Dottor Mariano Grillo. Ah, l’Italia!

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