Presidente Alessandro Cattaneo, capogruppo di Forza Italia alla Camera, la grave aggressione avvenuta vicino alla Stazione di Milano è la prova che Milano sta vivendo una reale emergenza sicurezza?
«Purtroppo è la conferma di ciò che Forza Italia denuncia da tempo. Le aree intorno alla Stazione Centrale sono fuori controllo. Così come si è allargata la mappa delle aree critiche di Milano. Penso a Quarto Oggiaro, via Padova, Giambellino e corso Como. Parliamo di microcriminalità, di baby gang e malamovida, ma anche di fenomeni più gravi. In questi primi mesi il governo ha già messo in campo misure e un numero di agenti importante considerando finalmente la sicurezza urbana come una priorità, perseguendo sul serio reati come lo spaccio e l'occupazione abusiva di immobili, ma siamo ancora all'inizio».
Per il sindaco Sala a Milano non c'è una emergenza sicurezza. Ma tutto il centrosinistra negli anni ha sempre negato il problema. Per quale motivo? C'entra anche il problema dell'accoglienza e dell'inserimento nel tessuto produttivo degli immigrati?
«C'è un vizio ideologico che da sempre porta la sinistra a negare i contraccolpi di un'accoglienza senza limiti. Non so oggi qualcuno immagina di poter tornare al modello realizzato dal 2012 in poi, quando si facevano sbarcare quasi 200.000 migranti all'anno per poi abbandonarli a loro stessi, nelle strade delle nostre città, lasciandoli cadere vittime delle organizzazioni malavitose. Noi non abbiamo affatto nostalgia di quel modello. Anzi. Non è possibile creare integrazione senza regole».
Riterrebbe opportuno installare telecamere attorno alla stazione - votate e mai posizionate - con un intervento mirato in un'area come quella della stazione che in alcune parti rischia di apparire come una zona franca?
«La videosorveglianza è uno strumento fondamentale per battere la microcriminalità, uno strumento che è stato introdotto dai governi di Silvio Berlusconi per la prima volta, grazie un intuizione che l'allora ministro Roberto Maroni. Io, che sono stato sindaco di una città, so bene di cosa si parla. Ogni strumento di prevenzione è utile ad aumentare non solo la sicurezza sostanziale, ma anche quella percepita dai cittadini. Bisogna rispettare la privacy di tutti, ma fornire gli strumenti, come accade negli altri paesi europei e del mondo, le pulizie, per perseguire immediatamente ogni tipo di reato».
Il taser e il rilancio dell'operazione strade sicure potrebbero essere utili?
«L'operazione Strade Sicure, voluta dal governo Berlusconi nel 2008, ha svolto in questi anni un ruolo di deterrenza fondamentale. Negli ultimi anni, però, dai 7mila militari iniziali siamo scesi a 5mila. Un taglio rispetto al quale abbiamo più volte espresso la nostra contrarietà. Tornare al contingente iniziale significa rafforzare la presenza dello Stato a difesa dei cittadini e delle comunità. La semplice visibilità di una divisa, o di un mezzo delle forze dell'ordine, all'interno di un'area urbana aumenta il senso di protezione e scoraggia i malintenzionati. E lo stesso vale per il taser, la cui sperimentazione è partita grazie a una iniziativa di Forza Italia».
È possibile immaginare una azione sostitutiva del governo attraverso il ministero degli Interni?
«Da ex sindaco e da autonomista convinto ritengo che questa debba essere una extrema ratio.
Certo la sicurezza dell'individuo può essere compresa in un ambito in cui immaginare provvedimenti sostitutivi. Ma io credo che poi alla fine la spinta dei cittadini sia il miglior strumento di convincimento e di persuasione di un buon amministratore locale».
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