«Ci sono persone che ti incantano leggendoti libri meravigliosi, io leggo i vestiti». Il giorno in cui Daniela Fedi (curatrice della mostra su di lei e critico di moda de il Giornale) anni fa andò a intervistarla per Pellicce Moda, Anna Piaggi le aprì la porta di casa sua agghindata come Wilma Flintstone: una perfetta «cavernicola» coperta di pelli, peli e genio. Narra, la Fedi, che persino l'appartamento era stato trasformato nella grotta de Gli Antenati, senza tralasciare alcun fondamentale dettaglio.
Anna Piaggi, giornalista (celebre la sua rubrica su Vogue DP Doppie Pagine), scrittrice, influencer ante litteram, musa dei grandi maestri della Couture (Karl Lagerfeld su tutti che per lei disegnò pezzi unici), antesignana del vintage quando il termine vintage non era nemmeno stato coniato, aveva un talento per gli accessori, un'idolatria per gli abiti, stava bene in compagnia dei colori e aveva un estro inarrivabile per abbinamenti e sovrapposizioni: un'artista nell'assemblare gli strati.
C'era qualcosa che la chiamava dalla croccantezza di un tessuto, che le sussurrava dalla trasparenza di una veletta (la indossava sempre perché, sosteneva, «è il modo più facile e veloce di truccarsi»), che la ispirava dalla curvatura di un tacco. La prima volta che comprese il potere di un outfit aveva quattro anni: sua madre la vestì da olandesina per una festa di Carnevale e lei non volle togliersi quegli indumenti per giorni. Le trecce, il gilet, il cappello (altra passione che l'accompagnò tutta la vita)... fu allora che si incantò, fino a rimanerne ipnotizzata, sul potere degli elementi che compongono un look. Nata a Milano il 23 marzo 1931 da una borghesissima famiglia (è cugina di Natalia Aspesi), se n'è andata in un caldissimo 7 agosto del 2012 in una città semi deserta. Ma al suo funerale non mancarono, tra gli altri, Manolo Blahnik, Jaean Charles de Castelbajac e Stephen Jones (il cappellaio matto)...
Molto amata (a partire dal marito, il celebre fotografo di moda Alfa Castaldi) ma troppo poco celebrata, la giornalista rivivrà nella mostra Anna Piaggi Parole e Taffetà a Milano Unica (4-5-6 febbraio Rho Fiera Milano-Hall 15) una delle più importanti fiere internazionali per tessili e accessori di alta gamma che nel 2009 decise di conferirle il solo premio alla carriera: il moderatore della cerimonia inaugurale di Milano Unica, sarà Nicola Porro. Verranno esposti alcuni tra i 150 capi raccolti da Jacopo Tonelli per Jato 1991, azienda del gruppo MinervaHub presieduta da Matteo Marzotto e controllata da San Quirico S.p.A., integrati da altri vestiti e accessori recuperati dall'Associazione Culturale a lei intestata e fondata dal nipote Stefano e selezionati assieme a Mirko Tomei, amico e collaboratore di Anna. «Non potendo costruire la mostra dal punto di vista filologico» spiega Daniela Fedi, «abbiamo scelto di crearla passando per le parole tanto care ad Anna, che sempre diceva il suono delle parole è importantissimo quanto il fruscio del taffetà. Lei era una poetessa del vestire. Il risultato di questa mostra è l'inizio di un viaggio nella cultura di un certo tempo inquieto, il nostro. Resterete mesmerizzati».
Entusiasta del progetto il presidente di MinervaHub, Marzotto: «Ho sempre pensato che la moda sia
più che l'industria dell'apparire un vero e proprio strumento culturale e del ben vivere. Il ricordo così affettuoso di Anna Piaggi è il contributo che noi tutti in MinervaHub vogliamo dare al bello e ben fatto italiano».
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